E' la più grave crisi umanitaria del mondo. E bisogna fare presto e bene per evitare che la strage diventi da record. In Yemen quattro persone su cinque, oltre 24 milioni in totale, sono in grave pericolo di vita (di cui 1,7 milioni di bambini) e hanno urgentissimo bisogno di aiuto. C'è la guerra, non c'è abbastanza acqua, non c'è abbastanza cibo e la pandemia Covid19 potrebbe dare il colpo di grazia anche alle strutture sanitarie locali, di cui solo circa la metà al momento sta funzionando a pieno regime. Tre programmi ONU su quattro in Yemen sono già stati ridimensionati o chiusi a causa di mancanza di fondi.
Per questo l'Arabia Saudita, che guida da ormai 5 anni la Coalizione militare in appoggio al legittimo governo locale per riportare la pace, ha ingaggiato le Nazioni Unite e coinvolto il numero record di 130 Paesi e altri donatori per la Conferenza Yemen 2020, che ha rappresentato una call to action benedetta per tempi di organizzazione, modo (videoconferenza), cifra raccolta e numero di donatori partecipanti attivi.
In sole 24 ore sono stati raccolti da oltre 130 Paesi e altri donatori la cifra record di 1,35 miliardi di $, in un momento storico dominato a livello di comunicazione planetaria dall'emergenza Covid19.
La Conferenza "Yemen 2020" è stata organizzata dall'Arabia Saudita e ha coinvolto le Nazioni Unite; si è tenuta il 2 giugno, nel momento di crisi più grave di sempre per lo Yemen. Il Paese, di fatto, è sull'orlo di un precipizio. Le Nazioni Unite e le Ong impegnate sul campo (prima fra tutte il King Salman Relief Centre) avevano quantificato prima della videoconferenza di aver bisogno di 2,4 miliardi di $ entro il 2020 per far fronte alle attuali necessità delllo Yemen. Di questi ne servono circa 180 milioni di euro per la lotta al Covid19. Nonostante la raccolta fondi record del 2 giugno bisogna che l'impegno continui, perché gli 1,35 miliardi di $ sono da una parte una cifra record che consentirà ai 41 programmi di aiuto umanitario in essere nello Yemen di non sparire, ma la distanza dall'obiettivo dei 2,4 miliardi di $ è ancora importante (si tratta di quasi un miliardo di $).
Alla Conferenza ha partecipato anche l'Italia, rappresentata dalla Viceministro degli Esteri, Emanuela Del Re. "Purtroppo, malgrado il cessate il fuoco unilaterale dichiarato dall'Arabia Saudita a seguito dell'appello del segretario generale ONU per la tregua globale, il conflitto in Yemen non si e' mai fermato" ha ribadito la Del Re durante il suo itervento. "L'Italia riafferma il suo appello alle parti per la protezione dei civili, il rispetto del diritto umanitario internazionale e a rimuovere ogni ostacolo all'accesso umanitario. Allo stesso tempo, riaffermiamo il nostro sostegno per gli sforzi di mediazione condotti dall'Inviato speciale Onu, Griffiths. Non c'e' altra possibile soluzione che un processo negoziale per allontanare il Paese dalla guerra, con la speranza di poter presto essere in grado di trasformare l'aiuto umanitario in aiuto allo sviluppo".
Tra le donazioni più importanti arrivate il 2 giugno ci sono quelle dell'Arabia Saudita (500 milioni di $) e del Regno Unito (200 milioni di $). Fondamentali per alimentare la speranza che per lo Yemen, purtroppo, è diventata un vizio.
Paolo Bozzacchi