Economia
Revolut si candida a diventare la terza banca in Italia
Di Alessandro Caruso
(Intervista di Alessandro Caruso pubblicata su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Se una start up arriva in pochi anni dal lancio a diventare l’app finanziaria più scaricata in Europa nel 2023 ed accreditarsi come vera e propria banca con tre mln di utenti nel 2024, con un tasso di crescita del 60% da un anno all’altro, beh, stiamo parlando di una storia di genialità e successo, che sicuramente ha avuto il merito di inserirsi nel modo giusto nel momento giusto. E il momento giusto è questo, quello in cui la finanza tradizionale sta gradualmente lasciando il passo a quella digitale. E Nicola Vicino, che conosce bene questo settore, dopo le sue esperienze in HSBC Europe, McKinsey & Company e Nexi group, prima di diventare General manager di Revolut, spiega anche perché questo stia succedendo: «Le persone cercano la tecnologia per avere le cose in modo veloce e più economico».
Revolut è partita come alternativa bancaria smart e oggi è diventata non solo una app finanziaria di successo ma anche una vera e propria banca. Qual è oggi la mission in Italia?
«Vogliamo diventare il conto primario degli italiani e per farlo stiamo lavorando a molti progetti, tra cui il conto risparmio, le offerte sui prestiti a consumo e le nuove carte di credito. Vogliamo arrivare a quattro milioni di clienti nel 2025, possiamo farcela. Saremo la terza banca in Italia per numero di clienti».
Nel 2023 l’app di finanza più scaricata in Europa, con oltre 2 milioni di clienti in Italia e una crescita del 60% rispetto all’anno precedente. Quali sono gli ingredienti di questo successo?
«Facciamo in modo che le persone riescano a gestire le finanze in modo facile ed economico. Per arrivare a questo risultato abbiamo voluto garantire la gratuità di alcuni servizi, come l’apertura del conto o i bonifici istantanei: sarebbe stato assurdo farli pagare visto che la metà dei nostri clienti ci utilizza come metro di pagamento peer-to-peer. E poi la semplicità: abbiamo puntato molto sulla user experience per semplificare tutti i processi e renderli accessibili a tutti».
I comportamenti digitali delle persone sono cambiati anche in ambito finanziario?
«La finanza tradizionale è ormai superata, le persone cercano la tecnologia e lo fanno soprattutto per due motivi: vogliono fare le cose in modo più veloce e pagando di meno».
La paura del cyber attacco ha fatto sì che in Paesi come Svezia e Norvegia, recentemente, si sia dibattuto sull’opportunità di favorire un ritorno al contante. Quanto è importante il tema della sicurezza per una banca digitale?
«La cybersicurezza è fondamentale. Dei nostri dipendenti circa un quarto sono impiegati nel team financial crime e nell’antiriciclaggio e nel 2024 siamo stati in grado di sventare tentativi di frode per 700 mln di euro. Ovviamente siamo supportati anche da algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning».
L’approccio legislativo italiano è adeguato alle reali esigenze del mercato della finanza digitale?
«In questo momento storico lo sforzo regolatorio è ancora molto concentrato sulla finanza tradizionale, ma è anche normale e giusto che sia così. Sarebbe strano che rimanesse così nei prossimi anni, ma inevitabilmente le cose cambieranno. Quello che notiamo in Italia è che l’attività finanziaria è più regolamentata, in generale, rispetto ad altri paesi».
In che modo contribuite a una maggiore consapevolezza economica e finanziaria tra gli utenti?
«Per noi è un aspetto importante, proprio per rendere più friendly l’approccio alla cultura della finanza digitale. Lo stiamo facendo innanzitutto attraverso i prodotti, anche quelli estesi ai giovanissimi, come il sistema per permettere ai genitori di dare soldi ai figli, la classica “paghetta” che prima di dava in contanti e ora si può trasferire digitalmente. E poi la possibilità di acquisire anche frazioni di azioni, soprattutto quelle molto costose. Sono tutti modi attraverso i quali gli utenti si avvicinano ai servizi, formandosi e sensibilizzandosi allo stesso tempo».
