Economia
‘Price Cap’ sul gas traguardo all’italiana
Di Flaminia Oriani
Dalle sanzioni imposte alla Russia arrivano i problemi legati al gas e al petrolio. Ad oggi a tenere banco è il costo del metano, nettamente più alto rispetto al suo valore di mercato. Un problema su cui l’Italia ha posto particolare attenzione proponendo di limitarlo con un tetto stabilito a livello unitario (price-cap).
A inizio settimana l’idea di inserimento di un price cap temporaneo sarebbe stata un’ottima notizia per l’Unione europea e un successo per il governo italiano. A Consiglio europeo straordinario concluso il premier Draghi porta a casa il raggiungimento dell’obiettivo con un Italia accontentata sullo studio della fattibilità del tetto al prezzo del gas e il raggiungimento dell’accordo sull’embargo del petrolio.
Se da una parte alcuni componenti della maggioranza valutano i pericoli legati al traguardo raggiunto facendo riferimento all’ampio stoccaggio su cui l’Italia può fare affidamento, quindi se venissero superati determinati livelli si incorrerebbe nel rischio di intervento delle giacenze per calmierare il prezzo; dall’altra parte Draghi non abbassa la guardia: «Il problema è anche più ampio perché non c’è solo il prezzo del gas, ma tutto il funzionamento del mercato elettrico che la Commissione ha intenzione di analizzare nuovamente».
Per questo il governo, in particolare il ministero della transizione ecologica, è a lavoro per trovare misure in grado di creare un nuovo mix energetico che possa riparare famiglie e imprese dall’aumento dei prezzi nel caso in cui si verificassero nuove crisi energetiche.
Ad oggi la strategia governativa è quella di accrescere di circa 25mld di metri cubi l’approvvigionamento di gas da nuovi fornitori. In questo modo il ministero competente punta a sostituire i 29-30mld che l’Italia importa annualmente dalla Russia. L’obiettivo finale è il raggiungimento dell’autonomia energetica cercando di differenziare, attingendo dalla regione africana, e di ridurre i rischi.
Anche un osservatore meno attento rileverebbe una differenza nelle somme precedentemente riportate, il Ministro Cingolani in audizione questa settimana presso le commissioni Bilancio e finanze della Camera ha spiegato: «Abbiamo siglato contratti per quantità inferiori che sono 4-5 miliardi in meno che sono stati assorbiti in una politica di risparmio, soprattutto dovuta all’aumento delle rinnovabili, proprio in vista del fatto che noi manteniamo la promessa della decarbonizzazione al 55% nel 2030 rispetto al 1990 come indicato e concordato nei patti internazionali più recenti».
Il percorso studiato per le nuove forniture diversificate è diviso: una metà di gas che arriverà dalle rotte del sud, che saturerà i gasdotti attuali, e l’altra metà in forma di gas naturale liquido. Queste entrate comportano un aumento della capacità di rigassificazione, in che modo? L’Italia dispone di tre rigassificatori non utilizzati al massimo della capienza, quindi verranno portati al 100% assorbendo circa 5-6mld di metri cubi. Ma a questo punto rimarrebbe una componente extra, si tratta di 13mld provenienti da nuove forniture. Cingolani intende rigassificare nella seguente maniera: «Una parte verrà fatta con i nostri rigassificatori attuali e la restante parte verrà trattata da due rigassificatori rigorosamente galleggianti. Non riteniamo opportuno in questo momento fare strutture permanenti a terra soprattutto perché i tempi, la tempistica dell’opera di sostituzione del gas russo è molto stringente”.
Seguendo le stime del ministero della transizione ecologica riusciremo a raggiungere i 25mld di metri cubi concordati nella seconda metà del 2024. Nel frattempo l’Italia continuerà a lavorare sullo stoccaggio che alla fine del 2022 dovrebbe arrivare al 90%. In questo modo, oltre a non avere problemi di deficit, potremo considerarci autonomi rispetto alle forniture provenienti da Mosca.
Il governo italiano ha speso 30mld per mitigare l’effetto dei prezzi dell’energia su famiglie e imprese e sperando di poter contare ancora sul famoso “Whatever it takes” il Premier Draghi fa sapere: «Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per aiutare i deboli e la produttività delle imprese».