Economia
Prezzo del gas ai minimi. Le cause, in uno scenario ancora incerto
Di Giampiero Cinelli
Il mercato dell’energia rallenta e arriva ai minimi dal dicembre 2021. Il gas sull’indice TTF di Amsterdam l’altro ieri è arrivato a toccare i 53 euro mwh e ora è scambiato stabilmente attorno ai 60 euro. Molto meno rispetto ai picchi irreali di quest’estate e dell’ultimo trimestre del 2022, ma comunque in una quotazione sostenuta in confronto alla media storica e ai 20 euro mwh del periodo pre-crisi. Se il costo della materia prima scende, ciò si riflette positivamente sul costo del riscaldamento. E secondo le previsioni più ottimistiche i risultati sulle bollette potrebbero vedersi anche da gennaio. Tuttavia queste stime sono sempre insidiose, siccome va tenuto conto di quando effettivamente la materia prima è stata acquistata dal rivenditore. I contratti energetici rientrano nella tipologia futures e i prezzi dei futures per il gas naturale da consegnare a gennaio e febbraio 2023 sono più alti del 40% rispetto a novembre. Ma certamente è lecito guardare a febbraio e marzo in un diverso stato d’animo e nel 2023 le bollette potrebbero costare il 35% in meno.
Il calo delle quotazioni è dovuto a più fattori. Innanzi tutto il clima. Un autunno non molto rigido ha indotto gli utenti a ridurre i consumi. Gli italiani hanno consumato in meno 5,6 miliardi di metri cubi di gas nel quarto trimestre 2022. Poi gli stoccaggi. Che hanno raggiunto livelli mai visti prima, a causa del timore, da parte degli Stati europei, di restare senza approvvigionamenti in seguito al contrasto con la Russia e alla guerra. Il nostro Paese è sicuro di poter far fronte all’inverno con le quantità accumulate e in parte appunto non consumate. In Europa il livello di stoccaggio attuale è circa l’82%. In merito proprio ai consumi più bassi, è plausibile che pure questo sia stato un elemento rilevante nell’abbassamento dei prezzi. Presumibile, inoltre, il contributo all’assestamento apportato dall’energia rinnovabile, su cui si è investito vigorosamente. Ma per l’Italia è difficile affermare che ciò abbia avuto particolare peso, scontando il nostro Paese un ritardo nell’ampliamento dei dispositivi non inquinanti. Tra l’altro bisognerà capire se l’utilizzo dei rigassificatori per l’importazione di Gnl giochi un ruolo in termini di stabilità del prezzo, sebbene dovrebbe essere meno conveniente rispetto all’usufruire dei gasdotti russi. Da ultimo, gli analisti considerano anche quale fattore influenzante, l’annuncio da parte dell’UE di un accordo sul tetto al prezzo del gas, anche se non si hanno ancora i dettagli tecnici.
Presto per tirare le somme
Nonostante i dati incoraggianti, come anche quello relativo al calo del Psv, il parametro su cui attualmente si basano le tariffe Arera per le bollette delle utenze, che ha portato il costo del metano all’ingrosso a ridursi del 21,2% rispetto allo stesso periodo del 2022 (da 89,3 a 70,4 euro/Mwh), con il prezzo medio dei primi quindici giorni del 2023 che è stato di 69,8 euro, è ancora presto per aspettarsi il migliore scenario. Si sa che i prezzi dell’energia sono per loro natura oscillanti e negli ultimi tempi il settore è molto meno rassicurante di prima. I prezzi sì scendono, ma rimanendo di media alti. Su livelli a cui non eravamo abituati. Le dinamiche globali potrebbero sia riportare l’energia a prezzi abbordabili, sia farla salire di nuovo, ad esempio nel caso in cui tornasse ad aumentare la domanda dalla Cina. Se ciò avverrà, dipenderà anche da quanto la Cina ricorrerà ai gasdotti di Putin, a scapito delle importazioni di gas liquefatto. Per il resto, uno scenario internazionale tuttora turbato dalla guerra in Ucraina e non totalmente riequilibrato, in ambito commerciale, a seguito della pandemia, indicano che qualsiasi pronostico potrebbe rivelarsi azzardato. E il vero punto interrogativo non riguarda tanto il 2023, ma anzi l’inverno del 2024, quando sarà chiaro se la rimodulazione degli accordi energetici internazionali sarà stato efficace o meno.