Economia
Pnrr, mille giorni alla chiusura. A che punto siamo
Di Giuliana Mastri
Il Pnrr arriva a compimento il 30 giugno 2026. Dopo di che lo Stato inizierà a rimborsare i prestiti. Mancano mille giorni alla fine del percorso, che per l’Italia è divenuta una corsa. Secondo la ricostruzione dell’Osservatorio Recovery Plan dell’Università Tor Vergata ci sono 121.000 progetti su cui lavorano 126.000 soggetti affiancati da 11.581 soggetti sub-attuatori. Ma le gare avviate sono oggi 69.867, mentre i soldi spesi, stando agli ultimi dati del 31 dicembre scorso, sono 42,9 miliardi. Con le nuove norme inerenti all’aggiornamento degli avanzamenti dei lavori sulla piattaforma ReGis si auspica di velocizzare i tempi.
Il governo in carica ha ereditato un piano non suo, è riuscito a far accettare dalla Commissione alcune modifiche a novembre e non è escluso che possa chiedere una proroga se dovesse trovarsi in affanno sulla tabella di marcia. Per ora sta negoziando la quinta rata, che sbloccherebbe 10,6 miliardi ed è relativa agli obiettivi della seconda metà del 2023.
Comunque le tappe fondamentali del cronoprogramma sono state rispettate, la faccenda più difficile resta quella pratica della messa in campo dei progetti, che necessitano di figure professionali sufficienti nelle amministrazioni e della disponibilità dei soggetti economici i quali fanno i conti con i costi adattati all’inflazione, che nel 2020 quando il Recovery Plan è nato non mordeva così, seppur oggi sia chiaramente in discesa.
C’è poi il Piano nazionale complementare al Pnrr, creato per tenere in piedi i progetti depennati dal Pnrr bisognoso di altre risorse, nel caso da prendere nel bacino dei Fondi di Coesione europei. Questo però implica un confronto non sempre facile tra il Ministro Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti. Sul Piano complementare, la prossima settimana la Commissione Bilancio della Camera comincerà a votare gli emendamenti al decreto collegato. Uno dei temi di finanziamento sarà anche la sanità.
Il giro di boa è compiuto, adesso inizia la parte decisiva, in cui una parte importante dovranno farla anche le pubbliche amministrazioni, venticinque delle quali, sempre la prossima settimana, saranno però anche chiamate a delineare i piani di rientro per i ritardi nei pagamenti.