Il 'pacchetto' di misure sulle pensioni sarà presentato dal governo come emendamento alla legge di Bilancio, ma senza l'intesa unitaria con i sindacati. E, anzi, la Cgil scendera' in piazza per esprimere il suo dissenso.
Il tavolo a palazzo Chigi, punto finale di un percorso avviato nella fase 2 dalla fine di febbraio al ministero del Lavoro, e poi spostato il 2 novembre a palazzo Chigi, si è concluso con un documento di sintesi che non ha le firme di Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Le tre organizzazioni sindacali si sono divise: la Cisl ha dato parere favorevole, la Cgil nettamente contrario e la Uil ha espresso un 'giudizio articolato', ritenendo di aver spuntato dalla trattativa il massimo possibile. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha provato a convincere la Cgil che la manovra va incontro a "numerose esigenze sociali e espresse dal mondo del lavoro" e che le misure previdenziali sono "molto rilevanti", facendo notare che "piu' sostegno il pacchetto avrà dalle forze sindacali più sarà forte nel trovare spazio compiuto nella legge di Bilancio", arrivando "blindato" in Parlamento.
Parole che hanno convinto la segretaria della Cisl, secondo cui è stato fatto un buon lavoro: certo, i miglioramenti sono sempre possibili ma bisogna stare con i piedi per terra. "Piuttosto – ha osservato la Furlan – occorre vigilare sul Parlamento perche' i 300 milioni indicati da Gentiloni come risorse da destinare alla previdenza non vengano dirottate altrove". Una cifra contestata da Camusso, secondo cui le proposte del governo valgono appena 63 milioni.(AGI) Anche Barbagallo assume l'impegno a vigilare sul Parlamento, affinche' quanto ottenuto sia mantenuto e si eviti "il gioco al rimpallo". Il leader Uil ha fatto notare che "e' stata aperta una breccia nella rigidita' della legge Fornero" e ha riconosciuto qualche avanzamento nella trattativa.
Limitate, rispetto alle richieste, le conquiste finali: l'esenzione dall'innalzamento automatico dell'età pensionabile ai siderurgici di prima e seconda fusione (all'interno delle 15 categorie di lavori gravosi), la partecipazione delle parti sociali alle commissioni che saranno istituite per la valutazione dell'aspettativa di vita in relazione al lavoro svolto e per la separazione tra previdenza e assistenza. Infine, l'impegno ad affrontare come priorità il tema della pensione dei giovani e delle donne, ad utilizzare le risorse che potrebbero derivare dalla verifica dell'Ape sociale e a garantire l'ampliamento della platea dell'Ape alle nuove categorie di attività gravose.
Un impianto, secondo Camusso, sbagliato, perché' procede per deroghe e non modifica realmente le iniquità del sistema. “Confermiamo il giudizio di grande insufficienza rispetto all'impegno che aveva preso il Governo – ha detto Camusso – le distanze sono evidenti. Per noi la vertenza resta aperta. Il 2 dicembre ci sara' la mobilitazione". Al momento sono previste 5 manifestazioni, la principale a Roma, a piazza del Popolo, con la segretaria generale (le altre a Torino, Bari, Cagliari, Palermo). La vertenza sulle pensioni "resta aperta".