La riunione dell’Opec, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, non ha determinato gli importanti tagli alla produzione che ci si aspettava, ma ha ufficializzato l’entrata del Brasile da gennaio, una nazione con grandi capacità di produzione, inferiore solo a quella di Arabia Saudita, Russia e Iraq. Con lo scongiuramento dei tagli si evita anche un prevedibile aumento del costo del petrolio, che per ora rimane a prezzi abbordabili, 80.6 dollari al barile stamane il Brent e 75.8 il Wti.
Per la precisione dei tagli alla produzione addizionale ci saranno, ma unicamente da parte di otto Paesi su 24, su base volontaria, e soltanto per il primo trimestre 2024. Gli esperti stimano che potrebbero venire a mancare 700.000 barili al giorno, anche se nel comunicato dell’Opec si sventola la cifra ritenuta poco credibile di 2,2 milioni di barili in meno al giorno.
Minore produzione è stata ipotizzata da parte dell’Iraq, degli Emirati arabi uniti, del Kuwait, del Kazakhstan, dell’Algeria e dell’Oman. La Russia ha parlato di un taglio volontario da 500.000 barili al giorno, includendo sia il greggio che i prodotti raffinati. Mentre l’Arabia Saudita sta pensando, probabilmente a partire da marzo, a un maxi taglio supplementare da un 1 milione di barili al giorno.
Nel vertice si sono registrate tensioni con l’Angola, che produrrà più della quota determinata dall’Opec, come è stato annunciato. Ci sarà da capire quali saranno gli equilibri con i Paesi africani, ora che con l’ingresso imminente del Brasile, già un membro dei Brics, si faranno i conti con un nuovo peso politico tutt’altro che trascurabile. La prossima riunione è il 1° giugno 2024.