Economia
Ocse, secondo Cormann il futuro non può che essere green
Di Giampiero Cinelli
Affrontare la sfida dell’uscita dalla pandemia e i mutamenti causati dal conflitto ucraino. Una materia complessa che l’Accademia dei Lincei oggi ha affrontato con la promozione dell’evento intitolato “La Prospettiva Globale: Urgenze a Breve Termine versus Trasformazioni Strutturali e Riforme”, una Lectio Magistralis di Mathias Cormann, Segretario Generale dell’Ocse. Il quale ha colloquiato con altri accademici.
Cormann non poteva non partire dagli effetti della crisi energetica, soprattutto dal punto di vista dell‘inflazione, che come già in altre previsioni è data in media all’8% e nel 2023 al 6%. Le difficoltà secondo il Segretario sono imputabili soprattutto alle distorsioni nella catena dell’offerta e alla difficoltà di trovare materie prime dalle zone orientali, ma «bisogna tenere aperti i mercati diversificando le fonti di energia e sostenendo la domanda».
La neutralità dal carbonio
Per l’Ocse la neutralità dal carbonio entro il 2050 resta un obiettivo primario. L’Organizzazione ha anche lanciato un Forum inclusivo per la mitigazione da questo combustibile fossile. «Per l’Italia è molto importante investire nella sostenibilità visto che è molto esposta a inondazioni e siccità, due dei problemi causati dal cambiamento climatico – ha detto Cormann – e in tal senso va data attenzione agli investimenti in sviluppo. I fondi dei governi non sono sufficienti e vanno compensati da quelli privati». E poi sottolinea: «Stimiamo che la transizione ecologica porterà 9 milioni di nuovi posti di lavoro soprattutto per la produzione energetica, mentre la perdita occupazionale dovuta alla decarbonizzazione sarà più bassa. Tuttavia non va sottovalutato l’impatto significativo su determinati settori e regioni».
Transizione digitale
Il divario digitale impedisce alle piccole aziende di sfruttare la transizione digitale. Anche qui però ci vuole attenzione: la transazione di un bitcoin consuma come un carico di carburante da Amsterdam a New York.
Invecchiamento della popolazione
Cormann ne è certo, la buona notizia è l’allungamento della durata di vita, ma i bassi tassi di fertilità porteranno ad avere 1/3 della popolazione con più di 65 anni nel 2050 e maggiore spesa pensionistica. Comunque «si può promuovere anche l’occupazione delle persone anziane e ritardare il pensionamento. Nei Paesi Ocse il 40% degli adulti più anziani partecipa a programmi di formazione. L’immigrazione conta. Alzando la quantità di forza lavoro, che in Italia sarebbe declinata senza immigrazione. La popolazione europea è cresciuta grazie all’immigrazione che però non riesce a bilanciare la denatalità. Ecco perché è necessario migliorare la produttività del lavoro. Fare di più con meno unità. Per la transizione ecologica entro il 2023 vanno investiti almeno 140 miliardi, cercando di scongiurare la dinamica che sta assottigliando la classe media».