Economia
Occhi puntati sull’inflazione al galoppo: preoccupa il potere d’acquisto in calo
Di Mattia Silvestri
Passo, trotto, galoppo. E’ la sintesi del cammino recente dell’inflazione, che ha iniziato non solo a preoccupare le Borse europee e USA (oggi in fibrillazione in attesa del dato USA che se confermato a +6,7% sarebbe il più alto mai registrato dal 1982), ma anche molti Paesi Occidentali e gli stessi Media.
Stamani il Washington Post ha aperto con “La sfida dell’inflazione della Fed: ottenere la politica e la messaggistica giuste”. Sottolineando come molte delle previsioni della stessa Fed che aveva indicato come “transitorio” il rialzo dei prezzi, si stiano rivelando non troppo corrette.
In Europa basti pensare che a novembre in Germania l’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare +5,2% su base annua, il sesto rialzo consecutivo. Ai massimi da quasi 30 anni.
C’è poi il caso di specie della Turchia, dove l’inflazione è a +23,85% su base annua. Nel 2020 era a quota 19,31%. La Banca Centrale di Ankara si è affrettata a far sapere che entro fine anno ci sarà una lieve flessione (a quota +22%), ma con il contestuale deprezzamento costante della Lira (valuta locale), il dato resta fortemente preoccupante.
Discorso assai diverso per la Cina: a novembre l’inflazione del Dragone ha registrato +2,3% su base annua, dopo il +1,5% di ottobre. Al di sotto della stima degli analisti (+2,5%). Da sottolineare, però, come i prezzi degli ortaggi freschi in Cina siano aumentati del 30,6% a novembre su base annua (fonte: National Bureau of Statistics). Come dire: carta canta, ma tasche dei meno abbienti sempre più vuote.
E in Italia? Ancora se ne parla piuttosto poco, ma la nostra inflazione a novembre ha fatto segnare +3,8% su base annua, crescendo di quasi un punto rispetto ad ottobre (+3%). In un solo mese. Un livello che non si registrava dal settembre del 2008, in piena crisi dei mutui subprime.
Hai voglia a calmierare il caro bollette a suon di miliardi. Quello che preoccupa il governo Draghi è il potere d’acquisto degli italiani. Anzitutto dei pensionati. Lo dimostra la mossa del Presidente INPS, Pasquale Tridico, che ha annunciato oggi che nel 2022 le pensioni fino a quattro volte il minimo (quota 2062 euro) avranno una perequazione rispetto all’inflazione del 100% (+1,7%), mentre quelle superiori avranno un recupero rispetto all’aumento dei prezzi del 90%, a scalare fino al 75%.