Economia
Niente tasse “etiche”, please. Semmai, un percorso in 5 anni di riduzioni fiscali
Di Daniele Capezzone
In attesa che a “parlare” siano gli articoli e i commi del disegno di legge di bilancio che il governo licenzierà nelle prossime ore, per il momento a “straparlare”, come inevitabilmente succede in questi casi, sono le anticipazioni, le indiscrezioni, i “leak” delle bozze provvisorie (vere, verosimili o presunte che siano).
Per parte nostra, in attesa dei testi definitivi (gli unici su cui valga la pena di soffermarsi davvero), ci limitiamo a due suggerimenti, l’uno – per così dire – “destruens” e l’altro “construens”.
Sul primo fronte, mi permetto di sconsigliare vivamente l’idea di tasse “etiche”. Le tasse non sono un martello morale da dare in testa a chi abbia comportamenti reputati sgraditi. Da questo punto di vista, troverei sbagliato un inasprimento della tassazione del settore dei giochi, peraltro già vessato e stratassato, oltre che sottoposto a illiberali e anacronistici divieti sul versante pubblicitario. Ogni ulteriore penalizzazione del gioco legale, come purtroppo già accade, rischia di essere un gradito regalo ai “gestori” del gioco illegale.
Né pare saggia l’idea di un intervento fiscale che colpisca le consegne a domicilio, con l’intenzione (questo ci si fa intendere) di favorire il commercio tradizionale. L’errore in questo caso sarebbe doppio. Da un lato, ogni nuova tassa non potrebbe che colpire i corrieri e in ultima analisi scaricarsi sui consumatori finali. La domanda è fin troppo semplice: se imponi un nuovo onere fiscale, il prodotto consegnato, alla fine, costerà di più o di meno? E il rider stesso, in conclusione, guadagnerà di più o di meno? E’ fin troppo facile prevedere risposte peggiorative sia per il cliente sia per il lavoratore.
E soprattutto, dall’altro lato: se vuoi (intenzione lodevole) incoraggiare il commercio di prossimità, detassa quel settore, migliora il suo trattamento fiscale, anziché peggiorare il trattamento fiscale di qualcun altro.
Venendo alla parte “construens”, suggerirei al governo di trasformare una oggettiva difficoltà in una opportunità. Parliamoci chiaro: stavolta le risorse sono limitatissime e dovranno inevitabilmente essere convogliate in gran parte per mitigare il caro bollette. Dunque, in questa prima manovra, gli spazi per interventi fiscali di alleggerimento saranno limitati: è perfettamente comprensibile. Ma allora (ecco la proposta), poiché questa sarà solo la prima di cinque manovre che l’esecutivo varerà nel corso della legislatura, si individui da subito un percorso di riduzione fiscale in cinque tappe. Il governo ci dica cosa intende fare nella seconda, nella terza, nella quarta e nella quinta manovra, indicando per tutti (imprese, lavoratori autonomi e dipendenti) un percorso di alleggerimento fiscale. Sarebbe un impegno importante e anche un segnale di speranza per il cittadino-contribuente, che potrebbe vedere un pochino di luce in fondo al tunnel.