Economia

Negli USA fine dell’era del denaro a costo zero. L’Unione europea seguirà la scia?

16
Dicembre 2021
Di Mattia Silvestri

Segnatevi questa data: marzo 2022. Perché passerà alla storia economica come parola “fine” del quantitative easing negli USA, iniziato nel lontano 2012. Dopo 10 anni i titoli di coda del film dell’iniezione di liquidità di Washington sono iniziati a scorrere ieri, quando la Federal Reserve ha deciso che smetterà di acquistare asset sul mercato per sostenere la ripresa economica globale. Evidentemente ritiene non ce ne sia più bisogno. Jerome Powell ha deciso di sbrigarsi, raddoppiando la velocità di frenata (il tapering) degli acquisti mensili stabilita a novembre scorso e in essere dal 2014. Ma la fretta ha una ragione precisa. Gli USA vogliono mano libera sul costo del denaro, lasciato fermo ieri ma pianificato in rapido aumento: tre volte nel 2022, altre tre nel 2023 e due nel 2024. Un’impennata.

Dieci anni fa la Fed aveva iniziato ad acquistare 85 miliardi di $ di titoli al mese. Da gennaio 2022 gli acquisti di titoli di Stato caleranno a 40 miliardi, per azzerarsi rapidamente in soli due mesi. La sensazione è che il diffondersi della variante Omicron e l’ascesa rapida della quarta ondata di Covid19 abbiano molto inciso sulle scelte della Fed, guidata dal faro della parola chiave del momento: incertezza. “La ripresa economica procede rapida, ma la variante Omicron pone dei rischi all’outlook. C’è molta incertezza, non sono chiari gli effetti che potrebbe avere sull’inflazione, sulla crescita o sull’occupazione”. Un rebus.

Gli annunci della Fed hanno fatto comunque brindare stamani le Borse di tutto il mondo, con aumenti generalizzati. Ma è un brindisi che sa di festa frugale, una sorte di gran ballo sul Titanic per i pessimisti, o l’inizio del new normal del capitalismo globale per chi vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Gli analisti spiegano che la festa è anzitutto dovuta al fatto di non aver visto (per ora) rialzato il costo del denaro. E anche alle rassicurazioni sull’inflazione in aumento.

Proprio sull’inflazione bollente il Presidente Fed, Jerome Powell, ha rassicurato i mercati che le scelte compiute ieri causeranno un automatico raffreddamento. E anche questa sorta di promessa ha favorito la reazione positiva odierna dei mercati.    

Oggi sale l’attesa sulla risposta della Bce alle mosse della Fed. Vedremo se Francoforte seguirà la scia e inizierà a far calare il sipario del quantitative easing o preferirà aspettare. Intanto la Lagarde sul costo del denaro ha virato nettamente rispetto a Powell, annunciando tempo fa che non aumenterà prima del 2023. Cambierà idea?

Photo Credits: FirstOnLine