Economia
Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità): storia e inciampi di uno strumento utile ma non ancora ratificato dal Parlamento italiano
Di Gianni Pittella
Periodicamente si torna a parlare di Mes, “Meccanismo Europeo di Stabilità”, a volte con grossolana ignoranza di cosa rappresenti realmente, a volte con letture ideologiche, altre con intenti propagandistici.
Cos’è il Mes e a cosa serve? Il Mes nasce nel 2011 come fondo salva Stati, per aiutare i Paesi dell’Eurozona in caso di difficoltà conseguente alla grave crisi finanziaria del tempo.
Nel 2021 viene riformato in alcuni punti, che riguardano la verifica preliminare di ripagare il prestito, l’attività di monitoraggio e di assistenza nell’erogazioni del prestito allo Stato richiedente, criteri più rigorosi nell’erogazione stessa e azione sinergica col Fondo di risoluzione unico in soccorso alle banche in difficoltà.
Queste modifiche sono apportate dai 20 Paesi sottoscrittori del “vecchio” MES, quindi anche dall’Italia (governo Conte). Ma mentre gli altri Paesi ratificano in Parlamento il Trattato modificato , in Italia si apre una accesa diatriba che impedisce il transito e l’approvazione parlamentare.
Lo stallo perdura nonostante vi siano buone ragioni per pensare all’utilizzo di tale strumento, sia in caso di riverberi sulle banche in relazione alla nuova bufera finanziaria statunitense, sia per fortificare il sistema sanitario soprattutto quello territoriale dopo la lezione del Covid.
Il punto è che la mancata ratifica da parte del Parlamento italiano impedisce l’utilizzo del MES da parte di quei Paesi (praticamente tutti) che lo hanno ratificato e, obiettivamente, pone l’Italia in una situazione di difficoltà relazionale con i suoi partners della dell’eurozona proprio mentre si affrontano dossier importanti come quelli della riforma del Patto di Stabilità, il PNRR, il completamento dell’Unione Bancaria.
Leggendo le recenti dichiarazioni del Ministro Giorgetti ci sembra di capire che sono proprio questi dossier che preoccupano il Governo Italiano e, che, dunque, il via libera al MES sarebbe condizionato dall’accoglimento delle nostre richieste sui citati dossier.
Come dire: io ti do l’ok al MES (come se a noi non potesse interessare attingere a questi prestiti per la sanità) e voi mi date la garanzia comune sui depositi bancari, un alleggerimento più cospicuo dei vincoli del Patto di Stabilità, maggiore flessibilità nell’uso dei fondi PNRR. Ma se questo è l’accordone che si vuole fare, aggiungeteci anche la revisione del Trattato di Dublino, coinvolgete le opposizioni responsabili e costruttive e fate presto!
Perché lo stallo su questi temi è esiziale per l’Italia e per l’Europa.