Economia

Meloni in Ue: servono risorse, ma sui bilanci pesa il deficit. La strategia del governo

03
Novembre 2022
Di Giampiero Cinelli

Giorgia Meloni alla prova dei conti. La legge di stabilità si appresta ad essere presentata e anche il nuovo governo deve districarsi tra le complesse maglie delle regole comunitarie. La finanziaria che entro la fine dell’anno sbloccherà soprattutto risorse contro il caro bollette non può non considerare i parametri di bilancio.

Sebbene infatti per tutto il 2023 il Patto di Stabilità sarà sospeso, sta per aprirsi a gennaio il processo di riforma del trattato – le proposte di modifica della Commissione sono pronte – il quale sarà rivisto per quanto riguarda i meccanismi di rientro dal debito eccessivo, ma manterrà i vecchi e molto polemizzati capisaldi del 3% annuo per quanto riguarda il deficit (differenza entrate-uscite) e il 60% sul debito complessivo. Entrambi rapportati al Pil.

Dalle indiscrezioni sappiamo che quasi sicuramente sparirà la norma che indica la riduzione del debito di un ventesimo ogni anno (il che avrebbe significato il taglio fisso di 50 miliardi), come pure l’obbligo di migliorare i conti dello 0,5 se non si raggiunge il pareggio di bilancio. Tuttavia, resta la vigilanza. I Paesi frugali vorrebbero inasprirla siccome adesso c’è anche la questione del Pnrr e le nazioni più indebitate non sono assolutamente esentate dal loro percorso di risanamento. Il piano di rientro potrà essere concordato in quattro anni – dilazionato a sette nel caso in cui vi fossero obiettivi di investimento importanti da centrare – e se ogni anno i risultati saranno valutati insufficienti, oltre al solito rischio della procedura di infrazione, si può temere un trattamento più severo in termini di raccomandazioni.

Ecco perché è importante per l’Esecutivo italiano utilizzare al meglio le risorse disponibili. Giorgia Meloni incontra oggi la presidente Ursula Von der Leyen, la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e il presidente del Consiglio Ue Michel. Assieme ai dossier su energia e guerra l’intento è confermare l’utilizzo di ulteriori 10 miliardi di margine derivanti dal mancato utilizzo dei fondi strutturali. Per la legge di bilancio invece il tesoretto dovrebbe ammontare a 21 miliardi totali. Ma si è ancora al lavoro sulla nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, propedeutico alla finanziaria. E ciò che fa ben sperare per un intervento soddisfacente, è il dato positivo del terzo trimestre sul Pil, che rialza le previsioni del Pil nel 2022 (3,9%) e permetterebbe di spendere di più a deficit, ipotizzando anche il 4,5%. Siamo comunque lontani dalle cifre che la Germania metterà in campo, tema su cui il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha esposto critiche, nel suo faccia a faccia con l’omologo tedesco Lindner in cui si è parlato di tetto al gas e misure inerenti l’energia.

In relazione a quanto detto finora, il governo Meloni dovrà anche saper gestire sapientemente la “leva dell’inflazione”, che sebbene sia troppo alta e vada abbassata, può però abbassare il debito in virtù di una consolidata legge dell’economia. Sulle politiche contro l’inflazione l’Italia ha però ben poca influenza e quello resta un compito prevalentemente in seno alla Bce.

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