Economia

Iran-Israele, borse in equilibrio ma occhio alle materie prime

15
Aprile 2024
Di Giampiero Cinelli

Le forti tensioni internazionali portano con quasi sempre conseguenze sulle borse. I primi indici a farne le spese sono quelli delle materie prime. Dopo l’attacco iraniano sono saliti oro e petrolio, con il greggio arrivato sopra i 90 dollari al barile e l’oro che raggiunge il suo massimo a 70 euro per grammo. Questa mattina (15 aprile) i due prodotti hanno aperto in ribasso, con il greggio a 84,55 dollari, mentre il il Brent del Mare del Nord si attesta a 89,92 dollari al barile, in calo dello 0,53%. Sul versante dell’oro spot lo scambio è a 2.360 dollari all’oncia, in progresso dello 0,7%.

Ad ogni modo i livelli sulle commodities sono sostenuti e stabili già da un mese, segno del fatto che probabilmente gli agenti economici prevedevano una situazione geopolitica ancora complicata e avevano messo in conto un’azione dell’Iran.

L’attacco di Teheran, superata la sorpresa iniziale, è apparso poco incisivo ed estemporaneo, venendo facilmente sventato dai dispositivi israeliani con il supporto tecnico degli Usa. Per questo motivo se sulle borse i perduranti squilibri influiranno, non dovrebbero farlo in modo molto massiccio, ecco anche perché sempre oggi le borse europee navigano generalmente in positivo, il Ftse Mib registra un +0,69 e lo Spread è in calo, perdono però Londra e New York. Non sembra comunque quello di ieri, come detto, un evento che sposterà gli equilibri finanziari.

La situazione sarà valutata con molta attenzione delle banche centrali, che in questi periodo dovranno decidere quali politiche monetarie impostare per il futuro. Se infatti è vero che gli smottamenti post pandemia sono ora passati, si è visto che l’inflazione potrebbe non scendere alla velocità desiderata, complici appunto le materie prime. Per questo Lagarde ha preferito lasciare i tassi invariati nell’ultima riunione di aprile e si attende la decisione della Fed a cavallo tra il 30 aprile e il primo maggio. Un taglio non sorprenderebbe, ma ora è valutato con meno entusiasmo di prima e potrebbe esserci invece a giugno, anche da parte di Francoforte.

Il da farsi sarà guidato soprattutto dal prezzo dell’energia, che sta ancora tenendo vivi i livelli d’inflazione dal lato “core”, nonostante si mostrino in discesa. Nei prossimi mesi il quadro potrebbe essere quello della volatilità, mentre performano bene Leonardo, Enel e Prysmian, questi ultimi due legati ovviamente al mercato energetico.

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