Economia
Manovra, Giorgetti: l’Ue approva, con queste risorse è il massimo
Di Giampiero Cinelli
Si è concluso il ciclo di audizioni sulla manovra per il 2024 (qui il testo ufficiale) e per il bilancio di previsione 2024-2026, a seguito dei quali ci sarà l’incardinamento, per usare il gergo istituzionale, al Senato e poi il primo esame nell’Aula di Palazzo Madama dal 4 al 7 dicembre. Oggi è stato ascoltato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, che ha illustrato le linee generali del provvedimento e ne ha motivato le direttive politiche.
Il ministro ha osservato che la previsione del pil potrebbe anche essere corretta a ribasso nel 2023 ma non per il 2024, vedendo con fiducia la dinamica discendente dell’inflazione e tenendo a mente che l’impatto sulla produzione sarà dato principalmente dal Pnrr, un piano che si delineerà meglio in futuro. Le stime, ha rimarcato Giorgetti, sono comunque indicative dell’incertezza odierna, data dall’aumento del prezzo del petrolio e dei tassi d’interesse internazionali.
Poi è passato a parlare dell’impostazione che la legge di bilancio pone nelle politiche previdenziali, non nascondendo che l’Italia sarà quella che registrerà uno dei più rapidi processi di invecchiamento nella popolazione. La spesa pensionistica salirà e tra 15 anni è possibile superi il 17% del pil, per questo secondo Giorgetti è stato necessario continuare a permettere la flessibilità in uscita, per un altro anno, con una Quota 103 che però ha delle condizionalità nuove ed è inserita unicamente nel regime contributivo.
A razionalizzazione degli interventi, è stato spiegato, ha anche causa nello strumento del Superbonus, che è ancora in essere e che ha influenzato il rapporto debito-pil, con circa 15 miliardi che sono serviti a copertura delle minori entrate preventivate. Altro problema è l’aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico. Tuttavia – ha sottolineato Giorgetti – il rapporto deficit-pil tornerà entro il 3% entro il 2026 e la manovra è stata reputata conforme agli standard dalla Commissione europea. «I saldi migliorano nei prossimi 3 anni e arriveremo al 139% di rapporto debito-pil nel 2026».
Il ministro ha poi parlato delle misure a sostegno dei redditi e dei servizi. Innanzi tutto con la rimodulazione degli scaglioni Irpef e poi con gli interventi per le famiglie in ottica natalità, esponendo i provvedimenti a favore di chi concepisce, con copertura dei contributi da parte dello Stato. Posto l’accento anche sui contratti che prevedono i premi di produttività, tassati al 5%, e sull’alleggerimento fiscale dei fringe benefit. In manovra anche contributi straordinari per le famiglie meno abbienti.
Giancarlo Giorgetti infine ha riflettuto sul fatto che il bilancio 2024-2026 dà più risalto invece agli investimenti pubblici, che coinvolgono le infrastrutture ma soprattutto che stanziano 11,6 miliardi fino al 2032 per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, in attesa dell’approvazione del progetto definitivo.
Banca D’Italia: manovra espansiva
Anche Banca d’Italia è stata ascoltata sulla manovra. Giudicata «espansiva». Con le previsioni di crescita inserite nella Nadef «ancora plausibili». Lo sgravio contributivo è la misura che assorbe più risorse e infatti non è strutturale, ha notato l’Istituto. L’esigenza è configurare obiettivi di medio termine. Bene gli interventi in materia di previdenza nonostante le incertezze ma la spesa sanitaria è insufficiente. Scende al 6,4% del Pil nel prossimo biennio, sotto livello del periodo Covid. La previsione sul Pil 2023 può essere rivista a ribasso ma in questo periodo è difficile fare previsioni.
Corte dei Conti, meno pressione fiscale
La Corte dei Conti ha sottolineato la riduzione della pressione fiscale introdotta da questa manovra. Per renderla strutturale servono risorse dalla fiscalità generale e andrebbe fatto un ragionamento sistemico sulla decontribuzione e sulla questione delle detrazioni e delle deduzioni. Il Presidente Guido Carlino ha detto che il rinvio al 30 giugno 2024 della plastic tax e della sugar tax genera incertezza per gli operatori. Importante la riduzione delle aliquote Irpef ma ciò non deve essere considerata una chiave certa per il cambio di passo delle retribuzioni.
Cnel, sostiene Brunetta
Nella sua audizione il presidente del Cnel Renato Brunetta ha notato il disagio indotto, in fase di stesura della legge di bilancio, dal mancato accordo sul Patto di Stabilità europeo in via di riforma. Inoltre secondo il Cnel questa finanziaria non è ben coniugata con il Pnrr, tuttavia la modifica del Piano di Ripresa e Resilienza è stata giudicata da Brunetta comprensibile e portata avanti adeguatamente dal ministro Raffaele Fitto.