Economia

Manovra 2024, cuneo fiscale e attenzione al deficit. Il momento delle scelte difficili

25
Settembre 2024
Di Giampiero Cinelli

Entra nel vivo il lavoro delle Commissioni per arrivare ad approvare la manovra 2024. Una legge da 25 miliardi di euro, che ha tra i suoi obiettivi più ambiziosi la riduzione da tre a due aliquote Irpef, portando quella del 35% al 33% e alzando il secondo scaglione dei 50.000 euro di reddito a 60.000 euro. Il governo vuole che ciò non penalizzi troppo sul versante delle detrazioni, né intende rinunciare ai principali sussidi familiari.

E gli extraprofitti?
Appare chiaro dunque che l’opera è difficilissima, visti anche i vincoli di bilancio afferenti al nuovo Patto di Stabilità, che implica il taglio di almeno 12 miliardi di euro di spesa primaria. Parallelamente il taglio del cuneo costa 10 miliardi, la rimodulazione dell’Irpef 4, fa notare Emanuele Nuccitelli dell’Agenzia Dire a Largo Chigi, il talk di The Watcher Post, è quindi complicato trovare la somma preventivata per la manovra senza ulteriore deficit. Una soluzione potrebbe essere ricorrere alla tassazione degli extraprofitti delle banche, che varrebbero 1,7 miliardi in due anni, 661 milioni per quest’anno. Una cifra imponente che gli istituti finanziari hanno ottenuto solamente dalla differenza tra interessi passivi sui depositi e interessi applicati sui crediti erogati ai clienti.

No all’accorpamento, sì alla progressività
Sugli extraprofitti c’è un dibattito aperto in parlamento, e non è detto che il governo la spunti. Ma è assolutamente favorevole a chiedere un maggiore impegno alle banche Silvia Roggiani, deputata del Pd e membro della Commissione Bilancio, che a Largo Chigi ha sottolineato la contrarietà del Partito Democratico all’accorpamento delle aliquote e ai condoni fiscali, invece la disponibilità a costruire un sistema fiscale realmente progressivo, con aiuti alle famiglie in difficoltà e a chi non può pagare le cartelle per motivi oggettivi. Roggiani ha inoltre auspicato una manovra che faccia di più sulla transizione ecologica e sulla sanità. Perché «la transizione non è solo un problema ma anche un tema di competitività».

Avanti sul taglio del cuneo
Il segretario della Commissione Finanze della Camera Guerino Testa (FdI), non ha negato durante Largo Chigi il quadro complesso, assicurando però che il governo tenterà di mettere in primo piano proprio il taglio del cuneo fiscale, che «deve diventare strutturale». La congiuntura, secondo Testa, non può far dimenticare che nonostante tutto le entrate fiscali sono aumentate e la Pubblica Amministrazione ha registrato una riduzione dell’indebitamento nel 2022 e 2023, motivo per cui l’esecutivo è determinato anche se sa di «non poter dare risposte a tutti. E a detta del deputato se le richieste di pagamento all’erario «sono troppo alte, a livelli di usura, la gente non pagherà mai». Un riferimento il suo alla possibilità di condoni che comunque fanno recuperare risorse allo Stato.

Dalle risorse pubbliche a quelle del privato. Anche con il pegno.
Pur nel quadro sempre condizionante della finanza pubblica, che appunto non accontenta mai tutti, ci sono per i cittadini strumenti di cui si parla generalmente poco, tuttavia molto utili al fine di incamerare denaro. Uno di questi è il credito su pegno, di cui si occupa ad esempio la società Affide. A Largo Chigi ha parlato il Direttore Generale Rainer Steger, spiegando che la ricchezza degli italiani in termini di asset fisici, come preziosi, gioielli, orologi è molto voluminosa. In media si posseggono 7 gioielli e se ne portano in giro 3 o 4. Gli altri si tengono in casa senza che siano venduti, perché all’oggetto è legato un fattore affettivo, trattandosi spesso di regali o doni di famiglia. In ogni caso, ricorrendo al credito su pegno si può ottenere liquidità immediata mantenendo la proprietà del bene.

Se poi l’oggetto non viene riscattato dal proprietario, va all’asta. Solo però il 5% dei pegni finisce poi venduto, ha fatto sapere Steger, che ha consigliato di sfruttare certe possibilità, dato anche il costante apprezzamento dell’oro, da sempre un bene rifugio quando i rendimenti dei prodotti finanziari si abbassano a causa del calo dei tassi. Le aste, poi, destano grande interesse, decisamente anche da acquirenti cinesi e russi, anche se adesso bisognerà vedere se verranno poste limitazioni collegate alle sanzioni e alla crescente ostilità geopolitica. Da un’indagine Doxa, comunque, emerge la forte disponibilità nel mercato dei preziosi a comprare di seconda mano. Facile immaginare che molte famiglie saranno attente a quanto riportato dal Dg di Affide.

La puntata integrale di Largo Chigi