Economia

Made in Italy, perché è molto meglio di quanto pensiamo. I dati comparati

07
Giugno 2024
Di Giuliana Mastri

Il pessimismo, la visione negativa, l’eccessiva autocritica e una spiccata esterofilia sono marchio di fabbrica del cittadino italiano. Tuttavia, per quanto le speranze popolari continuino a decrescere e la campagna mediatica, anche dall’estero, dipinga da anni un Paese malato che deve cercare benevolenza delle altre nazioni “virtuose”, i dati freddi confermano ancora una volta la qualità del settore produttivo nostrano, specie per quanto riguarda il celebre segmento detto “Made in Italy”.

Il Made in Italy, nei suoi settori di maggiore specializzazione internazionale, oggi vale 408 miliardi di dollari di export, per un surplus commerciale con l’estero di 206 miliardi (dati 2023). Rappresenta il 60% dell’export nazionale e ormai non si tratta più del tradizionale Made in Italy che molti addetti ai lavori, specie nel mondo degli economisti, considerano arretrato o poco importante, non al passo con la domanda del mercato odierno, tutta protesa all’elettronica di alto livello e ai microchip, ma anzi si tratta di un Made in Italy ammodernato: non più solo arredo, moda, agroalimentare e vini, ma anche chimica, farmaceutica (affermatissima quella applicata alla cosmesi), meccanica di precisione, metalmeccanica e tecnologia, oltre alle navi, navi da crociera, elicotteri, aerei e alle auto di lusso e sportive d’élite.

Certo, la differenza rispetto ad esempio a Germania e Corea del Sud è che queste produzioni non sono di massa, ma l’affidabilità e la peculiarità che abbiamo raggiunto ci permette di giocare un ruolo nel mercato. La produzione italiana sta guadagnando in componente innovativa e tecnologica, tanto da permettere al Paese di mantenere una posizione da protagonista a livello globale battendo nell’export, negli ultimi anni, i partner del G7.

Nel periodo 2013-2022 l’Italia ha mantenuto la sua quota di export mondiale (2,7%) nonostante la crescita della quota della Cina. Sempre riguardo alle quote di mercato estero, negli stessi anni invece hanno registrato delle flessioni Usa, Canada, Germania, Francia e Regno Unito. Ha fatto di meno anche la Corea del Sud, da poco superata proprio dall’Italia.

I dati che abbiamo appena citato sono di una ricerca della Fondazione Edison in collaborazione con il Cranec (Centro ricerche in analisi economica). La stessa ricerca ci fa anche notare come, prendendo in esame determinati settori di punta, la bilancia commerciale italiana (cioè la differenza tra import ed export) sia attiva e maggiore di quella di altri importanti nazioni nei settori in cui queste primeggiano. Ad esempio, nei maggiori sette comparti del Made in Italy l’Italia conta il surplus di 206 miliardi di dollari, a fronte dei 202 miliardi di surplus degli Stati Uniti nell’energia, nei cereali, nella soia e nell’aerospazio. La Cina fa 200 miliardi di surplus in smartphone e telefoni cellulari, la Germania 195 in automobili e meccanica, il Giappone 180 in auto, meccanica e acciaio, la Corea 156 miliardi di surplus in auto, apparecchi tv, navi e meccanica.