Economia

Lotta all’inflazione: il prezzo della vittoria è un calo della crescita

22
Febbraio 2024
Di Paolo Bozzacchi

Continua il raffreddamento dei prezzi nell’Unione europea. Mentre in Italia c’è un leggero aumento. Il tasso annuale di inflazione nell’UE è stato nel 2023 pari a +3,1%, mentre nell’Eurozona +2,8%. L’Italia è con la Danimarca il paese in cui lo scorso anno i prezzi sono rimasti più fermi (+0,9%). Romania (+7,3%), Estonia (+5%) e Croazia (+4,8%) i paesi dove sono cresciuti di più. Rispetto a dicembre l’inflazione annua è scesa in 15 Paesi membri, rimasta stabile in uno e aumentata in 11.

Il lieve rimbalzo Italia di inizio 2024
A gennaio in Italia l’Istat ha registrato un’inflazione in crescita dello 0,8%. Sale dello 0,2% rispetto allo 0,6% di dicembre 2023. Il rimbalzo italiano è dovuto soprattutto alla crescita nei beni alimentari (+7,5% rispetto a +7%), a quella dei servizi relativi ai trasporti (+4,2% da +3,7%) e all’attenuarsi della caduta dei prezzi dei beni energetici (-41,6% a dicembre, solo -20,6% a gennaio).

Come si combatte l’inflazione
Come combattere in Italia e nell’UE l’inflazione che è una tassa iniqua perché colpisce con più forza i poveri più impattati dal carovita? Abbassando il costo del denaro (tasso d’interesse), direbbe qualcuno. Vero, ma c’è un prezzo da pagare: è quello del rallentamento della crescita. È per questo che negli USA la Federal Reserve predica cautela e pazienza prima di abbassare significativamente i tassi. Non ne vuole sentir parlare di veder rallentare la crescita del Pil a stelle e strisce che viaggia attorno ad un signor 3%. La Fed teme una seconda ondata inflattiva, che sarebbe più difficile da gestire. E il Vecchio Continente?

La zavorra Germania e gli zero virgola
Sulla crescita UE pesa la zavorra Germania (ma non era la locomotiva d’Europa?). Le previsioni di crescita per quest’anno girano attorno allo 0,3%, oltre un punto percentuale in meno dell’1,6% previsto dal governo tedesco nell’autunno scorso. Più che una frenata, purtroppo, sembra un’inchiodata. La crescita UE viaggia attorno all’1%, mentre quella dell’Italia non supera secondo le previsioni lo 0,7%. Questi numeri parlano chiaro: a meno di non voler creare il tormentone stagflazione, non sarà Francoforte a tagliare i tassi d’interesse per prima, rispetto a Washington e Tokyo.

La stangata sui pensionati
Un recente studio Bce dal titolo eloquente ‘L’impatto diseguale dell’impennata dell’inflazione nel periodo 2021-22 sulle famiglie dell’area euro’, sottolinea come nel 2021-2022 “le famiglie dell’area euro hanno perso circa il 4% di potere d’acquisto a causa dell’impennata dei prezzi scattata oltre due anni fa, ma le differenze tra i principali Paesi sono state significative con perdite di welfare che variano dal 3% al 8% del reddito disponibile. E l’8% riguarda la media italiana, con punte di quasi -20%”. Considerando i quintili di reddito, gli over 64 italiani con un reddito medio basso hanno perso addirittura il 18% di potere d’acquisto, mentre i pensionati nella fascia più inferiore del reddito hanno lasciato per strada il 13%. Si tratta delle percentuali peggiori tra i big 4 europei. In Germania, ad esempio, nessun pensionato ha visto calare di oltre il 10% il proprio potere d’acquisto.

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