Economia
L’incertezza mondiale passa per Davos: poche risposte, molte preoccupazioni
Di Francesco Tedeschi
È terminato giovedì mattina l’annuale incontro del gotha dell’economia e della finanza mondiale a Davos. Tema di quest’anno: la ricostruzione della fiducia. Fiducia di fronte ad un mondo che sta cambiando, in cui gli eventi economico/politici avversi e i conflitti stanno proliferando. L’impressione che traspare dai panel di Davos è perplessità di fronte a quello che sembra se non “un’era completamente nuova, almeno una nuova realtà” come ha detto il direttore generale del Forum, Mirek Dušek.
Giovedì è intervenuta Christine Lagarde, che, parlando di tassi d’interesse, ha lasciato aperta la possibilità di tagliarli dopo l’estate. Al momento infatti siamo “sul percorso giusto” verso un ritorno all’inflazione al 2%, tuttavia “finché non saremo convinti, non cantiamo vittoria” ha spiegato. Riferendosi in particolare alle stime fin troppo ottimiste del mercato, che avrebbe voluto un taglio dei tassi d’interesse prima dell’estate. Lo stesso giorno, neanche a farlo apposta, l’Eurostat ha confermato come l’inflazione sia aumentata dal 2,4% di novembre al 2,9% di dicembre – in calo rispetto al picco del 10,6% dell’ottobre 2022, ma ancora ben al di sopra del tasso obiettivo del 2% della BCE. Secondo le previsioni l’inflazione scenderà al 2,7% quest’anno per poi scendere sotto il 2% nel 2026.
Rimane però l’incertezza per l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente: lo stop del commercio attraverso Suez potrebbe provocare uno shock dei prezzi del commercio marittimo. A tal proposito, da Davos si è assistito ai colossi del trasporto marittimo, come Maersk e Hapag-Lloyd, fare un passo indietro dallo stretto del corno d’Africa per rotte antiche e più sicure: circumnavigare l’Africa. Secondo l’AD di Maersk, Vincent Clerc, le difficoltà potrebbero continuare “almeno per un po’ di mesi, speriamo meno, ma è imprevedibile come questa situazione si possa sviluppare”. Preoccupazioni condivise anche dal Ministro Tajani che mercoledì, inaugurando la presidenza italiana del G7 alla Farnesina, ha dichiarato come il Paese intenda posizionarsi come interlocutore privilegiato – insieme a Francia e Germania – per un’azione non solo militare ma anche diplomatica a tutela delle esportazioni italiane in Mar Rosso.
Perché il rischio con il Canale di Suez bloccato è lo stop ai porti nel Mediterraneo, che sono i primi danneggiati da questi colli di bottiglia. “Strozzature che potrebbero essere un problema per l’inflazione” ha fatto eco da Davos alle preoccupazioni sollevate da Tajani il ministro dell’Economia Giorgetti, impegnato nella delicata azione di convincere gli investitori esteri della solidità del debito pubblico nazionale. Ma non solo: Giorgetti è a Davos per attrarre investimenti. Quelli collegati con il piano di privatizzazioni previsto dal Governo, e che riguarderebbe in particolare Ferrovie e Poste Italiane, e quelli destinati al debito pubblico italiano che quest’anno dovrà essere rinnovato in massa, su cui pesano le incertezze geopolitiche. “Difficile centrare le stime del Pil se scoppia una guerra ogni mese” chiosa Giorgetti dalle alpi svizzere. Intanto in Italia l’Istat ha confermato martedì i numeri dell’inflazione nel 2023, certificando un aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua, con una crescita complessiva del 5,7% (era di +8,1% nel 2022).
Lato politica nostrana la settimana è stata percorsa dal confronto, tutto interno alla maggioranza, in vista delle prossime elezioni regionali. Due i nodi: sardegna e terzo mandato. Almeno sul primo fronte la situazione si è sciolta ieri, quando al candidato vicino alla Lega è stato scelto quello di FdI Paolo Truzzu. Complice della decisione l’indagine aperta nei confronti di Christian Solinas, anch’egli vicino alla Lega, indagato per corruzione in un’inchiesta di un anno fa.