Economia

L’Europa alla prova dell’euro digitale: la sfida a Trump per la sovranità monetaria

27
Marzo 2025
Di Jacopo Bernardini

Esercito, terre rare, energia. Dall’insediamento di Trump l’Europa si è svegliata di soprassalto e tutta la sua mancanza di autonomia è venuta allo scoperto. Una fragilità che non risparmia neanche la sua moneta e i suoi sistemi di pagamento.

Come commentato di recente dell’economista capo della Banca Centrale Europea, Philip Lane, la dipendenza dell’Europa dai fornitori di servizi di pagamento esteri, «ha raggiunto livelli impressionanti».

Già, perché 2 operazioni su 3 (64%) effettuate con carta nell’area euro sono gestite dai circuiti americani dei colossi Visa e Mastercard, mentre sono PayPal, Apple Pay e Google Play a rendere possibile buona parte degli acquisti online.

Per questi motivi la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha di recente annunciato che a ottobre è pronto il lancio dell’euro digitale.

In una recente intervista al Sole 24 Ore, la Vice Direttrice Generale di Banca d’Italia, Chiara Scotti, ha descritto come dovrebbe funzionare la valuta digitale, un progetto accessibile e gratuito, che consentirà di pagare ovunque nell’area euro, sia online che offline, con la garanzia della massima privacy.

Uno strumento aggiuntivo rispetto ai contanti e alle altre modalità di pagamento esistenti, che consentirà di creare un mercato unico europeo dei pagamenti e di rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità monetaria dell’area Euro. Il conto dell’euro digitale avrà un tetto massimo e potrà essere collegato ai conti bancari dell’utente.

Una sfida da affrontare, ha ammonito la Vice Direttrice di Bankitalia Scotti, pena il rischio di perdere il controllo sulla nostra moneta e diventare dipendenti da attori esterni e da regole che non ci tutelano.

L’annuncio della BCE arriva in risposta alle mosse dell’amministrazione Trump, che si sta muovendo con due principali obiettivi: mantenere il dollaro come moneta di riferimento globale e ridurre il debito USA.

Per farlo, Trump sta adottando un approccio molto diverso dall’Europa, puntando tutto sulle stablecoins, ovvero criptovalute ancorate a una moneta sovrana. Un sistema in cui chi emette le cripto deve essere in grado di rimborsare immediatamente gli utenti.

A Washington sono già state presentate anche due proposte di legge che allargano il portafoglio di strumenti che si possono utilizzare per rimborsare l’investimento. Non solo dollari (o la valuta di riferimento a cui è ancorata la stablecoin) ma anche depositi assicurativi, titoli di Stato a breve termine e riserve bancarie.

Le criptovalute non più, dunque, come mero strumento speculativo, ma un metodo di pagamento alternativo alle monete tradizionali e uno strumento di risparmio, soprattutto nei paesi ad alta inflazione dove le persone sono in cerca di protezione dalla svalutazione delle monete nazionali.

Di più: Trump è già passato ai fatti, e ha annunciato il lancio di Usd1, una moneta virtuale privata che punta a diventare il dollaro digitale per gli scambi internazionali.

Come spiegato dal Corriere della Sera, il progetto Usd1 fa capo a World Liberty Financial (Wlfi), società controllata al 60% da Trump e famigliari. Wlfi, fondata a settembre 2024, in pochi mesi ha raccolto 550 milioni da investitori.

Nei piani, per ogni Usd1 coniato esisterà una pari riserva in dollari, sempre riscattabile dagli utenti. Una volta raccolti i dollari, Wlfi investirà i depositi dei clienti in titoli di Stato americani a breve termine, depositi in dollari e altri strumenti. Un meccanismo che consentirà a Trump, famigliari e soci di arricchirsi, incassando le cedole e gli interessi delle attività finanziarie.

Un modello di investimento che aiuterebbe la Casa Bianca anche nel suo secondo principale obiettivo: ridurre il debito e finanziare i programmi di spesa pubblici, oltre a facilitare eventuali tagli delle tasse.

Una strategia che per l’Europa può comportare innumerevoli rischi. Innanzitutto, se le stablecoin diventassero un pagamento digitale diffuso molte transazioni potrebbero spostarsi sul dollaro digitale, riducendo la domanda di euro. Ciò indebolirebbe l’euro a scapito del dollaro.

Il pericolo più grande, però, è uno scenario in cui le stablecoin offrono maggiore stabilità e facilità d’uso rispetto ai sistemi bancari tradizionali europei. A quel punto, aziende e cittadini dell’Eurozona potrebbero preferirle all’euro, spostando liquidità fuori dal sistema bancario europeo. Una mossa che potrebbe rendere difficile per la BCE controllare l’inflazione e l’intera politica monetaria dell’area.

Con il rischio di perdere ulteriore sovranità.