Please, do look UP! E’ il miglior augurio che merita la moneta unica europea, che ha appena compiuto 20 anni. Oggi circola in 19 Paesi rispetto ai 12 iniziali del 2002, e questo è il miglior risultato raggiunto. L’Euro ha già superato la crisi dei mutui subprime del 2008, quella del 2012 che ha toccato molto da vicino l’Italia con la speculazione dei mercati sui PIGS, la crisi della Grecia. Oggi è alle prese con sfide quali la nuova impennata dell’inflazione, di cui abbiamo scritto qui.
Non solo. L’Euro è stato lo stimolo più grande per la crescita dell’Unione finanziaria, con l’accorpamento di diversi listini nazionali (ad esempio Piazza Affari a Milano fa parte da ottobre 2020 del circuito Euronext, di cui abbiamo scritto qui). Ed è tremendamente funzionale alla crescita e alla maturità dell’Unione bancaria.
Ma l’Euro ha ancora tanta strada da fare sul suo cammino. Per affrontare con successo le sfide che lo attendono dopo appena 20 anni in circolazione (la Lira si è congedata dopo oltre 140 anni di servizio). Non è opinione di The Wathcer Post, ma delle stesse Istituzioni UE che stanno gestendo lo sviluppo della moneta unica.
In un recente articolo cofirmato tra gli altri dagli italiani Commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco insieme al Presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, al Vicepresidente della Commissione europea per un’economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis e molti altri ministri di settore di Stati membri UE, viene ribadito come “sulla scia dell’espansione del mercato unico, l’euro è diventato uno dei risultati più tangibili dell’integrazione europea, insieme alla libera circolazione delle persone”. Verissimo.
Poi è lo stesso articolo/lettera che al paragrafo “Prossimi 20 anni” sottolinea gli aspetti più incompiuti dell’opera Euro. L’urgenza massima, vista la direzione che ha preso la finanza digitale, è la digitalizzazione dell’Euro: “Dobbiamo stare al passo con l’innovazione e promuovere il ruolo internazionale dell’euro. La stessa moneta unica deve essere idonea all’era digitale. Per questo motivo prestiamo sostegno e contribuiamo ai lavori che la Banca centrale europea sta compiendo su una forma digitale della nostra moneta”.
L’Euro non può crescere se non si mette al servizio delle PMI (cuore pulsante dell’economia europea) e se non crea con continuità nuovi posti di lavoro: “E’ necessario rafforzare ulteriormente l’area dell’euro, ma dobbiamo lavorare ancora per rafforzare l’unione bancaria e per sbloccare nuove opportunità di ripresa economica e di crescita. Lo stesso vale per i nostri mercati dei capitali, dobbiamo intervenire in modo risoluto per migliorare il flusso degli investimenti e dei risparmi privati nel mercato unico al fine di fornire i finanziamenti indispensabili alle imprese, comprese le PMI, e allo stesso tempo creare nuove opportunità di lavoro”.
L’Euro non può non fare i conti con l’aggettivo “Vecchio” riferito al nostro Continente, che non ha più accezione storica, bensì demografica: “A fronte dell’invecchiamento della popolazione, dobbiamo inoltre garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Nell’ambito della revisione delle nostre regole di bilancio comuni, dobbiamo garantire che le politiche economiche e di bilancio dell’eurozona siano adatte allo scopo in un contesto mutato e capaci di affrontare le sfide future”.
Un’altra sfida cruciale per l’Euro è quella di riprendere il cammino dell’allargamento dell’Eurozona, fermo a quota 19 Paesi dal 2015, ultima data di ingresso della Lituania. I prossimi Paesi ad entrare saranno Croazia e Bulgaria, ma non prima del 2023. Solo allora supereremo la quota psicologica dei 20 Paesi dove circola la moneta unica.
L’Unione fa la forza, e l’Euro ha ancora bisogna di molta energia per guardare in alto. Please, do look UP!