Economia

Italiani, popolo di risparmiatori. Ma il gestito ne convince meno della metà

10
Aprile 2024
Di Massimiliano Mellone

Il 76,7% degli italiani risparmia. Gli stati d’animo prevalenti sul futuro del proprio risparmio sono però cautela (38,0%) e preoccupazione (31,6%). Investire italiano rassicura i risparmiatori: il 41,3% di chi investe in strumenti finanziari vuole farlo in Titoli di Stato (erano il 16,5% nel pre-Covid). Il 67,1% dei consulenti finanziari è fiducioso sul futuro di risparmi e investimenti. Sono questi alcuni dei risultati del Rapporto «Perché gli italiani investono come investono» realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni e presentato al Salone del Risparmio.

L’abitudine di risparmiare coinvolge tutti i gruppi sociali. Risparmia il 77,3% dei residenti al Nord-Ovest, il 77,3% al Nord-Est, il 77,2% al Centro e il 75,7% al Sud e Isole. Varia ovviamente l’intensità della creazione di risparmio: il 39,3% degli italiani risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%.

Cosa provano i risparmiatori pensando al proprio risparmio in questa fase? Come detto, si impongono cautela e preoccupazione, ma sono presenti anche stati d’animo come senso di sicurezza (22,8%) e ansia (18,0%). Più preoccupati i risparmiatori con bassi redditi (40,7%) rispetto a quelli ad alto reddito (18,9%). È invece condivisa trasversalmente la paura di subire in questa fase perdite in caso di investimento: coinvolge infatti il 76,7% dei risparmiatori.

Le tensioni internazionali destano preoccupazioni, poiché oltre 9 italiani su 10 seguono ormai gli eventi globali quali guerre, crisi economiche, anche in altri Paesi. L’attenzione preoccupata è rivolta soprattutto alle guerre in corso dall’Ucraina al Medio Oriente (47,6%), di cui si teme l’espansione, e al cambiamento climatico (37,5%). Le paure globali condizionano anche le scelte sui soldi: al 44,2% dei risparmiatori è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come le guerre: al 7,0% è capitato spesso e al 37,2% qualche volta.

Permane la spessa nebbia dell’incertezza, rinforzata dagli eventi globali: il 45,7% dei risparmiatori pensando al futuro prossimo dei risparmi si dichiara incerto, il 34,3% pessimista, il 20,0% ottimista.

Investire, ma dove? L’opzione Italia è una risposta psicologica rassicurante di fronte alle nuove paure globali. Infatti il 69,6% dei risparmiatori di fronte a crisi globali e densa incertezza pensa sia meglio investire su strumenti finanziari italiani. Ne sono più convinti l’81,9% con la licenza media, il 73,8% dei diplomati e il 60,5% dei laureati. Il 48,6% dei risparmiatori per investire in Italia accetterebbe rendimenti minori.

Paure globali, rialzo dei tassi e livello del debito pubblico da finanziare potenziano l’attrattività dei titoli pubblici. Tra i risparmiatori pronti a investire in strumenti finanziari, il 41,3% vorrebbe farlo in Titoli di Stato, il 37,7% in Fondi comuni di investimento, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative.

Intanto in questa fase il contante perde presa con il 78,5% dei risparmiatori che non lo ritiene più garanzia di sicurezza come in passato. Il 45,8% dei risparmiatori opterebbe per strumenti finanziari, il 32,4% terrebbe le risorse liquide, il 21,8% investirebbe in immobili. Nel febbraio 2020, in epoca pre-Covid, gli italiani pronti a tenere le risorse liquide erano il 45,0% (-12,6 punti percentuali tra il 2020 e il 2024).

Meno della metà degli italiani (46,9%) ha intenzione di investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito, mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole tali strumenti. Cosa convincerebbe i refrattari a investire nel risparmio gestito? Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che sono prodotti in linea con le proprie convinzioni etiche, il 22,0% costi più bassi per i servizi, il 19,0% i consigli e le spiegazioni di interlocutori di fiducia, il 18,5% prodotti più attraenti e più convincenti.

Intanto i consulenti finanziari hanno un approccio positivo, con gli ottimisti sul futuro prossimo dell’economia italiana che prevalgono sui pessimisti (43,4% contro l’11,6%), mentre il 45,0% si dichiara incerto. Il 67,1% di loro che è ottimista sul futuro prossimo di risparmi e investimenti degli italiani e l’89,1% è ottimista sulla capacità della consulenza finanziaria di garantire supporto appropriato ai risparmiatori nell’attuale fase.

Secondo un’indagine campionaria svolta dalla Banca d’Italia, nel 2023, rispetto al 2020, il livello di alfabetizzazione finanziaria degli adulti in Italia, pur rimanendo su livelli bassi, è lievemente aumentato (da 10,2 nel 2020 a 10,6 nel 2023, su una scala da 0 a 20). Eppure è proprio su queste competenze che è necessario investire per fare in modo che le scelte dei risparmiatori siano più consapevoli e meno influenzate da ansie e stress.

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