Economia
L’Italia e l’export, sostenerlo in tempi di conflitti e complessità
Di Giampiero Cinelli
L’Italia è campione nell’export. Oggi lo è ancora di più, avendo raggiunto il 37% di quota esportatrice sul Pil. Eppure oggi il sostegno alla competitività delle imprese non può prescindere dall’attenzione ai fattori geopolitici, che passano in primis dal lavoro sulle relazioni internazionali, ormai indispensabili per aprire nuovi mercati. Dunque c’è bisogno delle istituzioni e di competenze specifiche frutto della sinergia tra pubblico e privato. Di questo si è parlato nell’evento organizzato dalla Farnesina “Market Access Day 2023”, a cui ha preso parte anche Denis Redonnet, vice direttore generale per il commercio della Commissione europea.
«Nonostante il rallentamento dell’economia in atto l’export italiano continua a godere di buona salute», ha detto il direttore centrale per l’internazionalizzazione economica della Farnesina Mauro Battocchi, che nel suo intervento ha sottolineato come nei primi sei mesi del 2023 l’Italia ha esportato beni per 319 miliardi di euro con una crescita del 4,1%. L’aumento più marcato verso i mercati extra Ue (+6,9%), con un +19,8% verso l’Arabia Saudita, +13,1% con la Turchia,+12,6% gli Emirati Arabi,+15,7% Messico, +8,5% Brasile, +5,8% Stati Uniti, +7,5% Canada e +12,2% India.
L’Italia sa cosa fare
L’attuazione della politica commerciale rappresenta una priorità e l’Italia lo fa servendosi oltretutto della rete di ambasciate e uffici Ice, l’Agenzia per l’internazionalizzazione. L’impegno in favore dell’attuazione effettiva degli accordi commerciali e per risolvere i problemi che le imprese europee e quelle italiane incontrano nei mercati esteri, è stato assicurato da Denis Redonnet. «Non si tratta di attuare grandi strategie – ha detto – ma di adottare questioni pratiche che favoriscano l’internazionalizzazione delle imprese. Ad esempio la commissione Ue – ha sottolineato Redonnet – è impegnata a superare la valanga di misure aggressivamente protezioniste che danneggiano gli interessi delle imprese europee che vogliono esportare». Il rappresentante Ue ha comunque sottolineato che l’Europa gode di una rete di accordi di libero scambio che favoriscono la nostra competitività. Un esempio del lavoro della Commissione per eliminare le barriere d’accesso ai mercati esteri – ha concluso Redonnet – è stato per l’Italia il superamento della discriminazione nei confronti dei propri prodotti farmaceutici in Egitto e in Vietnam».
L’analisi di Confindustria
Da parte sua il rappresentante di Confindustria Marco Felisati, ha evidenziato come «alle imprese, sempre più esposte alle turbolenze geopolitiche è richiesta un’attenzione costante, estesa e capillare alla gestione dei rischi» e per questo, ha sottolineato, la collaborazione tra imprese ed istituzioni è fondamentale. Felisati ha riconosciuto l’importanza di espandere le reti commerciali ma non ignora che spesso tanti accordi con paesi terzi, cioè extra-Ue, abbiano poi un’implementazione parziale. Difficile coordinarsi con nazioni, ad esempio, i cui standard di sostenibilità non sono al pari di quelli europei e se l’Ue nel selezionare i partner, «tiene alta l’asticella», allora il campo si restringe. Ad ogni modo l’esponente di Confindustria ha lodato il lavoro di Redonnet spiegando che a Viale dell’Astronomia lo condividono, considerando le criticità poste un livello più alto, tanto da auspicare, nella prossima conferenza ministeriale del Wto (l’Organizzazione Mondiale del Commercio) ad Abu Dhabi l’avvio di un processo di riforma. Felisati ha poi detto di apprezzare gli accordi commerciali raggiunti recentemente dall’Ue, come il Ceta, col Canada, che ha portato all’Italia un +67% di esportazioni e quello col Giappone che ha aumentato le vendite all’estero del 25%. Consapevole che oggi l’Italia è molto attratta dai mercati turco e vietnamita, Stati con cui si pensa a raggiungere un accordo doganale ma con i quali andrebbero analizzate le «barriere tecniche, più mimetiche», Marco Felisati ha esortato a mandare in porto prima l’agreement con il Mercosur, che comprende anche l’area caraibica. Dopodiché, l’ottenimento di un’area di libero scambio con l’India sarebbe secondo lui «una svolta».