Economia
Situazione famiglie, Istat: povertà in lieve calo ma pesa inflazione e incertezza
Di Giampiero Cinelli
L’Istat ha rilasciato il report sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie: nel 2023, il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale: valore in calo rispetto al 2022 (24,4%), mentre si nota un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%). La condizione di deprivazione è più alta al Centro, al Sud e nelle Isole.
I redditi colpiti dall’inflazione
Nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), ma segna una netta flessione in termini reali (-2,1%), cioè fa i conti con l’inflazione, molto forte nell’anno preso in esame. Nel 2022, il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere (era 5,6 nel 2021).
A rischio i pensionati
Inoltre, il rischio di povertà o esclusione sociale rimane alto per coloro che possono contare
principalmente sul reddito da pensioni e/o trasferimenti pubblici (31,6%) sebbene in riduzione rispetto
al 2022 (34,2%), al contrario il rischio diminuisce per coloro che vivono in famiglie in cui la fonte principale di reddito è il lavoro dipendente (15,8% rispetto al 17,2% del 2022).
I rischi degli autonomi
Il rischio di povertà o esclusione sociale peggiora per coloro che hanno come fonte principale il reddito da lavoro autonomo (22,3% rispetto al 19,9% nel 2022), per effetto dell’ampliamento della distanza tra i livelli di reddito di questo tipo di percettori, con una crescita dei redditi nella coda alta della distribuzione. Inoltre, il rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per gli individui in famiglie con solo italiani e aumenta leggermente per i componenti delle famiglie con almeno un cittadino straniero (40,1% rispetto al 39,6% del 2022).
I redditi autonomi salgono
Interessante notare come, sebbene i lavoratori autonomi mostrino in genere molta fragilità, «solo i redditi familiari da lavoro autonomo sono riusciti a crescere anche in termini reali (+0,7%), mentre i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti del 2% così come i redditi da trasferimenti, nonostante l’introduzione di misure di sostegno ai carichi familiari.
L’argine dei sussidi
L’Istituto nazionale di statistica ritiene che «Il calo dell’incidenza di persone a rischio di povertà nel 2023 è legato al contributo dell’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione. Lo sottolinea l’Istat nell’indagine sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie».
Gli assegni familiari
Emerge che il 16,8% delle famiglie interessate mantiene il diritto agli assegni familiari di vecchia istituzione (in media beneficiano di 410 euro annui e nel 50% dei casi sono sostenute da un ritirato dal lavoro), il 45% è coinvolta nel passaggio dai precedenti assegni al nuovo Assegno unico universale (in media ricevono 3.050 euro annui e nell’84% dei casi sono presenti minori), infine il 38,2% è rappresentata da nuove famiglie beneficiarie, ovvero non aventi diritto prima ad alcuna prestazione per il sostegno dei componenti a carico (in media percepiscono 1.730 euro annui, nel 73% dei casi hanno figli minori e nel 25% sono sostenute da un percettore di reddito autonomo).
Gli aiuti per l’energia
Si stima che siano oltre 27 milioni i cittadini che nel corso dell’anno 2022 hanno visto accreditarsi i bonus energetici di 150 e/o 200 euro, per importi medi che si aggirano intorno ai 270 euro l’anno. Nel
complesso, si tratta di trasferimenti di valore relativamente modesto che raggiungono, tuttavia, una fetta importante della popolazione italiana (circa il 54% della popolazione sopra i 15 anni), generando una spesa totale stimata in circa 7,3 miliardi di euro