Economia
L’Istat conferma le stime sul Pil 2022.+0,5% nel trimestre e crescita del 3,9%
Di Giampiero Cinelli
Anche quest’anno avremo un segno positivo davanti ai conti economici nazionali. Seppur scendendo rispetto ai livelli del 2021. Nel terzo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil) è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% nei confronti del terzo trimestre del 2021. Lo certifica l’Istat. Si confermano dunque le stime che già erano state diffuse alcuni giorni fa.
In questa comunicazione i dati sono stati aggiornati tenendo conto delle variabili stagionali e dei giorni lavorativi effettivi. Il terzo trimestre del 2022 ha avuto tre giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2021.
Per il 2022 dobbiamo quindi aspettarci la percentuale di crescita di cui si parlava. La variazione sarà pari al+3,9%.
Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna salgono, con una crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 4,2% e dello 0,1%. Performance meno positiva per l’agricoltura e l’industria, che registrano un valore aggiunto in calo rispettivamente dell’1,4% e dello 0,9%. I servizi al contrario fanno un +0,9%.
L’Istituto Nazionale di Statistica ha rilasciato una nota di commento, osservando come «Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in espansione, con tassi di crescita dell’1,7% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti, mentre la domanda estera netta ha contribuito negativamente alla crescita del Pil». Il commercio con l’estero quindi continua a dare segni di difficoltà. L’Istat continua osservando: «Dal punto di vista settoriale, prosegue per il sesto trimestre consecutivo la crescita del valore aggiunto de servizi, soprattutto per l’apporto dei settori del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione, mentre diminuiscono agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni. Risultano stazionarie le ore lavorate e in lieve calo le unità di lavoro, le posizioni e i redditi pro-capite».