Economia

Irpef: l’idea di riforma da Bankitalia

11
Gennaio 2021
Di Alessandro Cozza

Nella Legge di Bilancio 2021 è stato istituito un fondo specifico per la riforma fiscale. Inoltre sono stati confermati sia il bonus Irpef in busta paga per i lavoratori dipendenti che aliquote e scaglioni.

The Watcher Post ha seguito l’audizione presso la Commissione Finanze alla Camera sull’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti tributari. Per i temi trattati è stato audito il Dottor Giacomo Ricotti, Capo del Servizio Assistenza e della Consulenza Fiscale della Banca d’Italia.

E’ chiara la necessità di una riforma del sistema tributario, che sia ampia e organica e che tenga conto della complessità delle funzioni che svolge. L’obiettivo, secondo Ricotti è “sostenere la crescita dell’economia provata da crisi Covid e dal lungo periodo di ristagno incentivando l’offerta di lavoro e l’attività di impresa”.

Per favorire la crescita bisogna muovere verso una redistribuzione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi. Questo consente di minimizzare le distorsioni indotte dall’elevata tassazione e di favorire l’impiego efficiente delle risorse. Bisogna semplificare e razionalizzare il quadro normativo per garantire certezze nell’applicazione delle norme e coerenza nell’impianto impositivo, perché questo porterebbe ad una percezione del sistema tributario come più equo, affidabile e trasparente sia in Italia che all’estero.

L’Irpef è l’imposta più rilevante del sistema tributario italiano per gettito prodotto. Si tratta dell’11% del Pil e del 40% delle entrate fiscali. In 47 anni ha avuto numerosi interventi, anche perché è una struttura con criticità che riguardano sia l’efficienza che l’equità della tassazione. Le principali caratteristiche delle difficoltà riscontrate nei decenni sono: l’evasione dell’imposta, l’erosione della base imponibile, il livello e l’andamento delle aliquote marginali effettive e la capacità distributiva dell’imposta.

L’evasione è la più preoccupante perché, come spiega Ricotti, “sottrae gettito all’erario e aggrava il prelievo sui contribuenti onesti, genera condizioni di concorrenza sleale tra le imprese favorendo quelle che evadono o che operano in settori dove è più facile fuggire al fisco. Distorce scelte occupazionali, può condizionare la crescita dimensionale e il tasso di innovazione delle imprese, con effetti negativi sui margini di crescita.”

Le problematiche elencate trovano radici in diversi fattori quali: struttura frammentata del sistema economico che rende difficile i controlli, il disegno articolato delle imposte, l’impianto sanzionatorio poco efficace, la difficoltà per l’amministrazione finanziaria di utilizzare a pieno i dati disponibili.

L’evasione relativa all’Irpef nel 2018 ammonta a 38 miliardi di euro, pari al 41% del totale delle imposte evase, di cui più dell’80% riconducibile ai redditi di lavoro autonomo e d’impresa. A titolo di confronto i maggiori contributi al tax gap sono dovuti a Iva (33 mld) Ires (9 mld) Irap (5 mld).

Il problema di questi numeri trova riscontro a livello europeo, perché, come Ricotti specifica, “rispetto agli altri Paesi l’evasione fiscale risulta particolarmente elevata in Italia.”

Per questo si fa riferimento anche all’aumento della compliance dell’Iva, dovuta anche al contrasto all’evasione. I provvedimenti  in merito hanno premesso all’Italia di conseguire un miglioramento superiore alla media europea. Questo accade anche grazie al sistema di fatturazione elettronica e dei corrispettivi, che andrebbe generalizzato applicandolo a tutte le categorie di operatori economici.

Stando ai dati la base imponibile dell’Irpef ha subito un fenomeno di erosione attraverso tre processi: cedolarizzazione, proliferazione delle cosiddette spese fiscali, obsolescenza dei valori tassati. La combinazione di tali elementi determina il livello e l’andamento delle aliquote marginali effettive che incidono su offerta di lavoro, sull’evasione e sul lavoro irregolare.

Il consiglio di Ricotti, se si decide di mantenere l’attuale struttura dell’imposta, sarebbe quello di “un’opportuna riorganizzazione unitaria del sistema relativo a detrazioni e bonus e un ripensamento del loro disegno anche alla luce dell’interazione tra scaglioni e aliquote legali. Un processo di riforma dell’Irpef non prescinderà dal riordino degli istituti ad essa collegati realizzato in maniera organica e coordinata”.

Photo Credits: qds.it

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