Economia

Hugh Hendry a The Watcher Post: «Le Banche centrali non hanno idea di come funziona il denaro»

01
Giugno 2023
Di Francesco Tedeschi

Quando si tratta di apparizioni mediatiche, i principali gestori della finanza possono essere un gruppo piuttosto grigio. A meno che il tuo nome non sia Hugh Hendry – nato a Glasgow e asset manager per 20 anni a Londra. Dove ha diretto e fondato per 12 anni Eclectica Asset Management. Iniziò a ricevere attenzione da parte dei media nel 2008, quando – nonostante la crisi finanziaria – il suo fondo ottenne grandi guadagni e Hugh si guadagnò la fama di uno che acquista e vende in contrasto con il sentimento prevalente del tempo. Famosa la sua apparizione al programma della BBC Newsnight, quando Hendry commentando le posizioni di Joseph Stiglitz sulla crisi del debito greco disse: «Ern, ciao. Che ne dici se ora parliamo della realtà?».

I migliori attacchi di Hugh Hendry al sistema finanziario

Al momento si è ritirato su un’isola tropicale – da cui dirige i suoi affari e nel mentre intervista persone online. Da qualche tempo, infatti, ha un podcast, si chiama The Acid Capitalist. Con gli anni si è ritagliato il suo nutrito gruppo di groupie, criticando le politiche delle Banche centrali e dei principali attori nel mondo della finanza. Secondo Hendry infatti esistono solo 5 persone che ne capiscono, e ” di certo non lavorano né per la Bce o la Fed e tantomeno per Goldman Sachs”. Hendry può essere annoverato tra quelli che la vedono grigia – al momento infatti, secondo lui, siamo di fronte all’ennesima crisi in cui everything’s is going to be insane. E che probabilmente c’entrano i nostri titoli di stato. Ma procediamo con ordine.

É colpa dell’inflazione?
«No, l’inflazione è un fenomeno monetario e in quanto tale viene influenzato dalle Banche Centrali. E in questo senso parlare di tassi d’interesse manca il punto. Bisogna chiedersi piuttosto: per ottenere cosa? Guardiamo ai dati – all’innalzamento del costo della vita i salari rimangono bloccati – in Francia e in Germania i prezzi del cibo sono aumentati del 15 per cento. In termini reali vuol dire che il consumo è caduto di quasi il 10 per cento. Non era mai successo prima.  Per 15 o 20 anni le Banche Centrali hanno fallito nel raggiungere il loro target del 2 per cento per l’inflazione, che per anni è stato al di sotto. Poi durante il Covid, le persone sono state chiuse a casa. E proprio mentre tutto si fermava, miliardi di persone nello stesso momento hanno iniziato ad ordinare online. Visto che tutto era fermo i prezzi sono schizzati alle stelle ed è stato così per due anni. Ma adesso sta già rallentando, e l’inflazione non c’entra più. La Germania è in recessione tecnica, il Regno Unito sta collassando, la Francia non se la passa bene. E cosa fà la Bce? Alza i tassi d’interesse: perché ritenendo inflazione e salari correlati, vuole mantenere i salari bassi creando disoccupazione. Tuttavia così facendo stanno alimentando la possibilità di deflazione, indebolendo l’economia. Servirebbe solo che i salari aumentino e che le banche prestino denaro, ma questo non sta accadendo. Anzi c’è la convinzione che l’inflazione scenda con il consumo delle persone, che non riescono più a stare al passo con le spese. La verità è che le Banche centrali non hanno idea di come funziona il denaro».

E come funziona?
«Quando si va in banca per chiedere un mutuo su una casa da un 1 milione, e la banca concede il prestito, è come se in quell’istante creasse un 1 milione. Questo è il denaro che le banche centrali possono vedere e capire. Tuttavia il sistema è più grande. Stampa dollari americani, anche se non si trova in America, lo chiamiamo sistema euro-dollaro – o repo market. Il funzionamento non è così diverso da quello di un banco dei pegni. Consegni qualcosa di prezioso e ti danno dei soldi, ma se non riesci a renderli quello che mi hai dato mi appartiene. Si tratta di un sistema privato in cui insistono principalmente le banche. Si può dire che metto in pegno 100 milioni di queste azioni. Cosa mi darete? E loro rispondono 100 milioni di dollari. Ma hanno 24 ore per restituire i soldi. Devi tornare indietro e poi rifarlo. Quando l’economia teme una recessione le cose cambiano, perché in quel momento bisogna parlare di garanzie – collateral. I due collaterali più richiesti sono i titoli di stato italiano, i Btp e quelli dello stato giapponese».

«Entrambi molto deboli, i Btp in particolare hanno goduto della mossa di Draghi. Che per impedirne la speculazione ne ha agganciato il valore al Bund tedesco, in modo tale che se fossero scesi troppo sarebbe stato possibile scambiarli come garanzie visto che – per un strana magia – erano diventati Bund e Draghi un alchimista».

«Come funziona quindi? Vai al banco dei pegni con 100 miliardi di euro. E loro ti danno 100 milioni di dollari. Fornendo come garanzia obbligazioni italiane si stampano nuove banconote in dollari. Ma ora le cose stanno cambiando. Si stanno c****do addosso. Il banco dei pegni – secondo me – tra un non molto inizierà a chiedere qualcosa di meno rischioso a garanzia, non più Btp ma US Treasury Bills, e forse la magia di Draghi non funzionerà più. In un modo non dissimile da quando nel 2008 il repo market iniziò a rifiutare i buoni garantiti da ipoteca del settore immobiliare statunitense. Se c’è infatti una cosa che penso si debba tenere a mente di questi tempi è che ogni crisi finanziaria inizia come un crisi di fiducia nelle garanzie».