Economia

Il mercato che non va in crisi, quello del lusso. Pronto il taglio del cuneo fiscale

15
Novembre 2022
Di Vanessa Gloria

Il ventunesimo Osservatorio Altagamma, tenutosi oggi a Milano alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, ha confermato il trend di crescita di tutto il comparto dell’alto di gamma a livello mondiale, nonostante le turbolenze economiche, nel 2022. Il mercato del luxury globale crescerà nel 2022 del 21%, sfiorando quota €1.400 miliardi mentre si stima per i beni di lusso personali un +22%, con €353 miliardi. Lo scenario si prospetta positivo anche per il 2023, quando la marginalità delle imprese dell’alto di gamma si prevede in crescita del +6%. All’evento non sono mancati i big del settore: c’erano Francesca Bellettini, Presidente e CEO di Yves Saint Laurent, Sabina Belli, CEO di Pomellato Group, Pier Francesco Nervini, COO Northern and Central Europe and Global Accounts di Global Blue, Cristina Scocchia, CEO di illy caffè, Daniel Talens, CEO di Alessi e Stephan Winkelmann, Chairman & CEO di Automobili Lamborghini.

In particolare, l’Altagamma-Bain Worldwide Luxury Market Monitor 2022, realizzato da Bain & Company, stima che l’esito finale per quest’anno dipenderà in gran parte dalla revoca delle restrizioni legate alla pandemia in Cina, dall’evoluzione della fiducia dei consumatori di lusso europei e americani di fronte all’aumento l’inflazione e alle pressioni sul costo della vita e dalla potenziale recessione nelle economie degli Stati Uniti e dell’Europa.

Una crescita, quella del 2022, interamente trainata dalla “Gen Y” e la “Gen Z. Al 2030, la spesa della “Gen Z” e della “Gen Alpha” è destinata a crescere circa tre volte più velocemente rispetto alle altre generazioni, fino a costituire un terzo del mercato, in virtù di un’attitudine più precoce di questi consumatori verso il lusso.

Inoltre, l’Altagamma Consensus 2023 prevede per l’Europa una crescita del 5%, grazie all’aumento dei viaggi internazionali (soprattutto dagli Usa, grazie al cambio euro-dollaro favorevole, ma anche dai Paesi Arabi) che compenseranno la più debole domanda interna. Anche per gli Stati Uniti si prevede una crescita del 5%. In crescita anche America Latina e Giappone (+6%) grazie allo sviluppo, al di là delle capitali, di città importanti trainate dallo sviluppo immobiliare. Cina e Asia sono invece più difficili da stimare: in particolare in Cina le politiche sul lockdown per il contenimento del Covid-19 potrebbero portare effetti imprevisti. Il mercato dovrebbe comunque beneficiare di un’apertura e grazie all’effetto di rebound i consumi potrebbero crescere del 9%. In ogni caso, la Cina sul lungo periodo resta il più grande mercato del lusso, trainato dalla prosperità della classe media, dalle nuove generazioni e dallo sviluppo di nuovi poli. Per il Middle East si prevede un +7%, con aree come gli Emirati Arabi (ma anche la Turchia) che – non avendo imposto sanzioni – si stanno avvantaggiando dei consumi dei russi.

In questa cornice è intervenuto in collegamento anche il Ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso evidenziando che «il cambio del nome in Ministero delle Imprese e del Made in Italy non è solo un cambiamento lessicale, ma una chiara indicazione della nuova mission che questo governo vuole dare: promuovere, tutelare e valorizzare il nostro marchio nel mondo. Il Made in Italy di eccellenza rappresentato da Altagamma è il fiore all’occhiello della nostra industria manifatturiera ed è stato capace di mantenere un ruolo da protagonista in un contesto mondiale in un periodo estremamente difficile, dando un contributo al PIL significativo. Ci sono ancora grandi spazi di crescita per questo intendiamo operare congiuntamente con corpi intermedi e associazioni per consolidare i fondamentali della nostra industria di eccellenza, sostenerla nello sviluppo e promuoverla in tutto il mondo».

E ha aggiunto: «Sappiamo che dobbiamo ridurre di cinque punti il cuneo fiscale, lo dobbiamo fare gradualmente, anche perché deve essere compatibile con le risorse che abbiamo e che possiamo mettere in campo. Ricordo anche a me stesso che abbiamo un rapporto debito/Pil al 145%. La rotta sarà la riduzione graduale e costante del cuneo fiscale per la valorizzazione di chi lavora nell’impresa e anche l’aumento dei salari, che potrà essere fatto anche e non soltanto con la riduzione del cuneo fiscale».

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