In piena bagarre Legge di Bilancio facciamo il punto sul nuovo record del debito pubblico dell’Italia, una delle preoccupazioni di fondo della nostra politica economica. La discussione sulla gestione dell’andamento di crescita del “lievito madre” debito pubblico è sempre al palo. Il 2021 per il lievito debito sarà l’anno dell’ennesimo record. Si chiuderà con quota 2700 miliardi di euro abbondantemente superata, e con un rapporto debito/Pil al 156,3%.
Solo nel 1920 si erano viste queste cifre.
Luci e ombre
Il nuovo record del debito pubblico dell’Italia non è affatto entrato nel dibattito politico-economico per diverse ragioni. La principale è psicologica: l’economia italiana sta correndo molto velocemente e quando il vento è decisamente in poppa anche se il mare è grosso ci si fa meno caso.
Il nostro Pil nel 2021 salirà del 6,3%. Questo significa che l’economia nazionale tornerà ai livelli pre-Covid già nel primo trimestre del 2022. E questa è una notizia più che positiva. Siamo tra i Paesi europei che economicamente stanno rimbalzando meglio.
L’altra faccia della medaglia del debito pubblico che preoccupa di cui si può leggere qui è la politica monetaria che ha già cambiato rotta negli USA e potrebbe farlo presto anche in Europa. Il livello di liquidità globale sovrabbondante scenderà piuttosto rapidamente, e il denaro aumenterà di costo. Questa tendenza è piuttosto negativa per un debito pubblico gigantesco come quello italiano.
Italia / Eurozona / Mondo
Allargando lo sguardo la sensazione è consolatoria. Se il debito italiano è al 156,3%, quello mondiale è al 380% del Pil e con la pandemia è salito in soli 2 anni del 60% (nel 2019 era al 320%). L’economia mondiale vanta un debito complessivo di 300 trilioni di dollari. Va meglio nell’Eurozona, che complessivamente detiene un debito del 100,5% del proprio Pil. Da notare però che tutti i Paesi dove circola la moneta unica hanno aumentato debito e deficit con il montare del Covid19.
Le linee guida sul debito per il 2022 (climax?)
Le ha tracciate in questi giorni il Mef, nella persona del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera: “Nel 2021 abbiamo registrato un miglioramento davvero significativo del fabbisogno dello Stato, che risulterà decisamente inferiore anche alle stime Nadef di pochi mesi fa. Nonostante un deficit primario che proseguirà fino al 2024, il fabbisogno previsto è in miglioramento a fronte di un minor debito netto. E un rapporto debito/Pil in ulteriore discesa nei prossimi anni, grazie a un costo medio del debito sensibilmente inferiore alla crescita nominale. Grazie alla politica di emissione del Tesoro da 318 miliardi dul medio-lungo termine la vita media del debito italiano è arrivata a 7,12 anni”.
Sul livello di emissioni di titoli di Stato c’è da dire che se rispetto al 2020 (369 miliardi) si registra una discesa, siamo abbondantemente sopra i livelli del 2019 (253 miliardi) e del 2018 (249 miliardi).
La sensazione di fondo sul debito pubblico è che come la crescita rallenterà (perché queste sono le previsioni per i prossimi 2-3 anni) torneremo a sentirne molto parlare. Al momento la polvere è nascosta sotto il tappeto.