Economia

Guerra e sanzioni: si rischia il disastro economico

09
Marzo 2022
Di Massimiliano Mellone

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, una delle più grandi azioni militari in Europa dal 1945, segna anche l’avvio di una guerra economica tra la nazione guidata da Vladimir Putin e le potenze occidentali, con rischi elevatissimi per la salute dell’economia mondiale. Le misure che l’Occidente ha imposto alla Russia sono così potenti che hanno innescato il caos nella sua economia, causando un impoverimento immediato dei cittadini con pochi precedenti nella storia. Un atto che ha spinto addirittura la Russia a mettere in stato di massima allerta le forze di deterrenza nucleare. Piuttosto eloquente il tweet del vice presidente del Consiglio di sicurezza in Russia, Dmitry Medvedev, che ha scritto «Non dimenticatevi che le guerre economiche nella storia dell’umanità si sono spesso trasformate in guerre reali», riferendosi alle recenti dichiarazioni del ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, per cui «contro la Russia è stata dichiarata una guerra economica».

Le sanzioni economiche alla Russia
Mentre i paesi occidentali hanno iniziato a imporre sanzioni alla Russia dopo il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass da parte di Mosca, con l’inizio degli attacchi all’Ucraina del 24 febbraio un gran numero di altri paesi ha iniziato ad applicare sanzioni con l’obiettivo di paralizzare l’economia russa. Anche diversi paesi storicamente neutrali, come la Svizzera e Singapore, hanno deciso di imporre delle sanzioni. Si tratta di provvedimenti di ampio respiro che prendono di mira banche, imprese, scambi monetari, bonifici bancari, esportazioni, importazioni e individui, con un occhio particolare per gli oligarchi.

Le sanzioni prevedono l’esclusione delle principali banche russe dallo SWIFT, il sistema che permette il pagamento diretto anche quando il debitore e il creditore non sono clienti della stessa banca e il pagamento avviene internazionalmente. Includono inoltre il congelamento dei beni della Banca centrale russa, che detiene 630 miliardi di dollari in riserve estere, per evitare che possa compensare l’impatto delle sanzioni.

Contestualmente ha preso il via anche un movimento di boicottaggio, con molte aziende e organizzazioni che hanno scelto volontariamente di uscire dai mercati russi con impatti su svariati settori come i beni di consumo, l’intrattenimento, l’istruzione, la tecnologia e le società sportive. In particolare gli Stati Uniti hanno istituito controlli sulle esportazioni, imponendo restrizioni alle importazioni russe di tecnologie chiave. Ed è notizia di ieri sera l’annuncio del presidente Usa Joe Biden dell’embargo sulle importazioni di petrolio e gas naturale dalla Russia. Misure simili sono state annunciate dal Regno Unito.

Attese gravi conseguenze per l’economia mondiale
La Russia è il più grande esportatore mondiale di cereali, gas naturale e fertilizzanti e tra i maggiori fornitori mondiali di petrolio greggio e metalli tra cui palladio, platino, oro, cobalto, nichel e alluminio. A seguito dell’invasione, il prezzo del Brent è salito oltre i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014 ed il prezzo del gas naturale in Europa ha raggiunto il massimo storico. Una situazione che sta spingendo i paesi europei, da sempre afflitti dalla dipendenza energetica da parte della Russia, a cercare di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento.

Le sanzioni economiche hanno colpito la Russia sin dal primo giorno dell’invasione, con il suo mercato azionario (indice RTS) che ha subito registrato un calo del 39%, e cali pesanti anche nei giorni successivi. Allo stesso tempo il rublo russo è sceso ai minimi storici, nonostante il tentativo della Banca centrale russa di stabilizzare il mercato aumentando i tassi di interesse al 20%. Le borse di Mosca e San Pietroburgo sono quindi state sospese almeno fino al 9 marzo, segnando la chiusura più lunga nella storia della Russia.

Secondo un report di Jp Morgan, dopo le sanzioni inflitte dai Paesi occidentali la Russia va verso un collasso dell’economia che potrebbe superare, per gravità, quello visto dopo il default del debito nel 1998. Nell’analisi si stima un crollo del Pil del 7% quest’anno, mentre le stime medie degli economisti raccolte da Bloomberg indicano un -9% circa.

Kristalina Georgieva, Managing Director del Fondo Monetario Internazionale, ha sottolineato con un tweet che, oltre al tragico bilancio umano, i costi economici della guerra in Ucraina sono già elevati. Infatti l’Fmi in un rapporto dedicato all’impatto della guerra ha scritto che un allargamento del conflitto in Ucraina avrebbe conseguenze ancora più devastanti per l’economia mondiale. L’istituzione internazionale con sede a Washington ha inoltre sottolineato che i prezzi dell’energia e delle materie prime, inclusi grano e altri cereali, sono cresciuti aumentando le pressioni inflazionistiche, e che gli shock dei prezzi avranno un impatto in tutto il mondo gravando, in particolare, sulle famiglie povere.

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