Economia

Golden Power, Urso: «il governo ha agito con oculatezza e proporzionalità»

08
Novembre 2024
Di Giampiero Cinelli

Nessuno mette in dubbio l’utilità e l’importanza del Golden Power per gli Stati nel teatro economico globale. Occorre però capire meglio come gestirlo e armonizzarlo con il diritto internazionale e in virtù dei rapporti tra le nazioni. Di questo si è parlato nel convegno, organizzato da Mediobanca, intitolato “Golden Power tra diritto, mercato e politica industriale“.

«Il Golden Power impone la ricerca di un equilibrio tra tutela della sicurezza nazionale e crescita economica. Al fine di non generare incertezza e costi, e quindi ritrosia, da parte degli investitori stranieri», ha detto il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel. Nagel ha invitato i ‘policy maker’ a mettere a fuoco alcune priorità: «su tutte quella di garantire prevedibilità e trasparenza nell’applicazione dei poteri speciali».

«L’auspicio – ha aggiunto Nagel – è che le restrizioni agli investimenti dall’estero possano essere sempre limitate a quanto necessario per salvaguardare la resilienza dell’industria, a partire da un quadro normativo armonizzato al livello dell’Unione Europea che non veda gli investitori dei paesi membri penalizzati dalle asimmetrie che gravano oggi sui loro investimenti al di fuori del perimetro comunitario. Il convegno è l’occasione per un confronto con gli altri paesi che hanno introdotto meccanismi di controllo degli investimenti esteri diretti alla ricerca di un equilibrio tra i benefici della concorrenza nell’arena domestica e la tutela dell’industria rispetto ai nuovi rischi emergenti».

Il numero uno di Mediobanca ha sottolineato che «il Golden Power ha anche un costo, è difficile calcolarlo ma è proporzionale agli investimenti mancati o alle operazioni di fusione naufragate. Accertare se si tratti di un’occasione perduta (un deal economicamente valido) o di un rischio evitato (un deal malevolo). Si stima che nella Ue le operazioni oggetto di controllo rappresentino circa il 20% degli investimenti esteri diretti. Livelli analoghi riguardano gli Stati Uniti. I settori dell’Ict e del manifatturiero sono quelli più soggetti a valutazione, dato il valore strategico loro attribuito. Il numero di operazioni ritirate in itinere dal proponente è attorno al 3% per la Ue, mentre sale al 25% per Stati Uniti e Canada. Le autorizzazioni concesse a condizioni di realizzare azioni correttive sono attorno al 23% nella Ue, con un massimo per la Francia (54%), e al 15% per gli Stati Uniti».

Secondo il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, intervenuto al convegno, i poteri speciali previsti dal golden power «vanno utilizzati con oculatezza e proporzionalità e il governo Meloni conferma con i numeri questo criterio di grande responsabilità». Urso ha ricordato che nel 2023 su 727 operazioni esaminate «il governo ha esercitato i poteri speciali in 30 occasioni e solo in 2 casi con opposizioni all’acquisto di partecipazioni da parte di acquirenti provenienti rispettivamente dagli Emirati Arabi e dalla Francia. Il golden power, ha proseguito, è «un filtro necessario per discriminare quali invesitmenti esteri apportino benefici all’industria nazionale e quali invece potrebbero minarne l’indipendenza strategica». Il golden power acquisisce così «un ruolo indiretto nella politica industriale, non è un mero strumento di difesa, ma connota una politica industriale volta a proteggere e rafforzare l’indipendenza tecnologica e favorire lo sviluppo dell’innovazione». In settori come l’intelligenza artificiale, ha concluso Urso, «la capacità di proteggere tecnologie sensibili è fondamentale per garantire che il know how resti in mano italiane».

Così il presidente di Consob Paolo Savona: «Nel caso specifico della governance societaria occorre conciliare le norme ordinarie di sicurezza delle imprese e dei risparmiatori e quelle speciali per la sicurezza dello Stato. Un esempio valga su tutti: in occasione di una vicenda che ha scisso il controllo societario dal governo dell’impresa è emersa una inconciliabilità tra il dettato del Tuf e quello del golden power, da cui deriva l’urgenza di un’iniziativa che conduca a una trattazione congiunta del problema».