L’Audizione del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, alla Commissione Bilancio del Senato sul decreto 4 febbraio 2023 n.13, relativo all’attuazione del Pnrr, è stata recepita dai colleghi in ascolto come un atto ulteriore di messa al corrente e di rassicurazione. Ma sull’ipotesi che qualcosa possa cambiare in sede parlamentare di conversione in legge del testo, ci sono pochissimi spiragli.
La prospettiva
Quello che di nuovo si apprende, è che il governo sta elaborando i dati da inserire in una relazione sullo stato di avanzamento del Pnrr, che sarà presentata al Parlamento non oltre la pubblicazione del Def (Documento di economia e finanza), dunque al massimo ad aprile. Nel Def, inoltre, ci saranno gli aggiornamenti sulle effettive spese sostenute nel 2022 e sulle previsioni di spesa negli anni successivi. Su un tema però Giorgetti apre: la possibilità che si riadegui la programmazione europea del Pnrr 2021-2026, visto il cambio del quadro macro-economico e geopolitico. Detto ciò, comunque, l’obiettivo resta quello di rispettare il programma. Anche perché è molto difficile ottenere modifiche.
I numeri
Il ministro ha sottolineato alcuni numeri. Il nostro Paese ha ricevuto fin ora 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 di prefinanziamento e 42 come rimborso della prima e seconda domanda di pagamento. La Commissione sta ora valutando l’erogazione di una terza tranche da 19 miliardi da ricevere a maggio. Giancarlo Giorgetti ha poi rimarcato: «L’Italia ha conseguito tutti obiettivi per il 2021-2022, 151 su 527 previsti dal Pnrr fino al 2026. Nel 2023 gli obiettivi da conseguire sono in totale 96, di cui 27 nel primo semestre e 69 nel secondo semestre».
La nuova governance
Il confronto si è articolato sulla revisione della governance del Piano di Ripresa e Resilienza. Oggi accentrata tra Presidenza del Consiglio e Mef. Secondo il ministro le misure rendono più robusta la supervisione, difendendo la scelta di aver rinominato, rafforzandolo, il Servizio Centrale di Ragioneria Generale in Ispettorato Generale per il Pnrr. «Le innovazioni apportate dal decreto legge 24 febbraio 2023 – ha aggiunto il ministro – riguardano in particolare le unità di missione Pnrr presso i Ministeri nonché le strutture di governo strategico e di presidio tecnico-operativo del piano, istituite, rispettivamente, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, il raccordo tra la struttura di governo strategico del Pnrr istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e quella di presidio tecnico-operativo presso il Mef è stato rafforzato e consolidato». Il ministro ha ricordato: «L’obiettivo era razionalizzare e semplificare le procedure di controllo. Quanto alle misure organizzative inerenti la nuova struttura di Missione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, avrete modo di approfondirne l’impianto e finalità con il Ministro Fitto.
«Il sistema di monitoraggio e rendicontazione (Re-GiS) delle opere del Pnrr, presso il Mef, sin da ora è inter-operabile con le principali banche dati nazionali, e si è affiancato a quelle già operanti nel nostro sistema come il Monitoraggio delle Opere Pubbliche (Mop) e la Banca dati sui fondi strutturali (Bdu). Nel medio periodo l’intendimento del Governo è di giungere a un’unica infrastruttura informatica al fine di garantire il rispetto del principio di unicità dell’invio dei dati, tenendo conto delle peculiarità del sistema ReGis che, grazie alla sua architettura modulare, è disegnato in linea con i processi amministrativi di programmazione, attuazione, gestione contabile, rendicontazione e controllo», ha spiegato Giorgetti.
In fase di domande, è stata criticata la soppressione dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, le cui funzioni verranno trasferite al Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio. Il ministro ha ribadito che anche quello va nel senso di uno snellimento senza per questo perdere di efficienza. Aggiungendo che andranno potenziate le attività di Audit del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero del Made In Italy, siccome potenziali irregolarità nelle procedure possono comportare sospensioni dei finanziamenti.
Le questioni delicate stanno poi in tutta una serie di poteri sostitutivi, che assegnano ai nuovi dipartimenti anche facoltà in termini di valutazione opere, strumentazione e affidamento appalti, scavalcando potenzialmente gli enti territoriali. I colleghi di opposizione sono dubbiosi sulla politica volta all’accentramento dei processi. Il nuovo governo non tentennerà rispetto a questa strada.