Economia
Gioco fisico: le contraddizioni fiscali e l’urgenza di riordino
Di Ilaria Donatio
“Siamo di fronte a una “tempesta perfetta”, un problema che le istituzioni spesso hanno considerato secondario ma che oggi si manifesta in tutta la sua complessità”. Così il presidente di ACADI, Geronimo Cardia ha denunciato la crisi del gioco pubblico fisico, durante la conferenza stampa “Gioco fisico: contraddizioni fiscali e urgenza di riordino”, ieri pomeriggio, alla Camera dei Deputati.
L’incontro – organizzato in collaborazione con il Milton Friedman Institute – ha rappresentato un momento di confronto tra istituzioni, esperti e operatori del settore per delineare una strategia che bilanci esigenze fiscali, tutela della salute pubblica e sostenibilità economica. Hanno preso parte oltre a Geronimo Cardia, Presidente di ACADI, Associazione Concessionari di Giochi Pubblici (Confcommercio), Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Friedman ed Emmanuele Cangianelli, Presidente EGP, Associazione Esercenti Giochi Pubblici (FIPE).
Regole chiare
Dopo oltre 10 anni dall’inizio della discussione relativa al riordino del settore del gioco e che si discute di una riforma strutturale, ad oggi non si è ancora giunti a risultati concreti, mentre le politiche regolatorie locali e nazionali continuano a produrre effetti controversi.
“Fino al 2018 – ha spiegato Cardia – il gettito derivante dal settore degli apparecchi da gioco ha rappresentato una componente fondamentale delle entrate fiscali. A partire dal 2024, si registra per la prima volta una diminuzione del gettito complessivo del comparto”: questo calo è attribuibile principalmente alla riduzione degli apparecchi sul territorio, una misura adottata da molte Regioni e Comuni per limitare l’accesso al gioco. Ma le cattive regolamentazioni da parte delle amministrazioni locali sono dovute propria alla mancata riforma del settore.
Gioco patologico
Le restrizioni nei confronti del gioco terrestre (come distanziometri e regolamentazioni orarie) non hanno ridotto il numero di giocatori patologici, che si sono spostati verso altre offerte sia all’interno del mercato del gioco legale, che al di fuori della legalità: di fatto, le abitudini dei giocatori si sono adattate: chi non gioca più agli apparecchi fisici si sposta su casinò online o piattaforme digitali, dove la fiscalità è diversa e meno gravosa.
E nonostante gli aumenti di tassazione per compensare il minor numero di apparecchi, questi incrementi non sono stati sufficienti a controbilanciare lo spostamento della domanda verso altre tipologie di gioco, meno tassate.
Aumento della tassazione e calo del gettito
“Un dato che desta particolare sorpresa è che l’aumento della tassazione sugli apparecchi da intrattenimento”, ha sottolineato Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Friedman, “non ha prodotto un incremento del gettito fiscale, anzi, si è verificato l’effetto opposto” ha spiegato . Mentre la tassazione è cresciuta, il giocato è calato del 33% e il gettito si è ridotto del 16%. Questo fenomeno evidenzia l’inefficacia delle politiche fiscali e regolatorie, portate avanti senza una visione d’insieme o un coordinamento tra i diversi livelli di governo”.
Il paradosso delle concessioni
Parallelamente, gli operatori del settore stanno affrontando ulteriori difficoltà. Lo Stato, nel rinnovare le concessioni per gli apparecchi, ha imposto condizioni economiche particolarmente onerose. Questi importi, calcolati anche sugli apparecchi non operativi (poiché bloccati dalle normative locali), rappresentano un ulteriore paradosso: le aziende si trovano a pagare per dispositivi che non possono mettere in funzione.
Inoltre, la mancanza di stabilità normativa impedisce agli operatori di pianificare investimenti a lungo termine, ostacolando l’innovazione tecnologica e la sostenibilità del settore. Questa situazione crea un circuito vizioso: da un lato, le restrizioni regionali e comunali compromettono l’operatività degli apparecchi; dall’altro, lo Stato richiede agli operatori di sostenere costi sempre più elevati per le concessioni.
È evidente che le attuali misure non stanno raggiungendo né l’obiettivo di tutelare la salute pubblica né quello di garantire entrate fiscali stabili. Occorre quindi una revisione complessiva del sistema, che miri a conciliare gli interessi fiscali dello Stato, la sostenibilità degli operatori e la tutela dei cittadini.
Modelli virtuosi: la Campania
Esistono già esempi virtuosi sul territorio, come quello della Regione Campania, che possono offrire spunti per intervenire: qui, il combinato disposto di politiche attive e presenza costante dello Stato hanno portato a risultati concreti. Il modello campano, che unisce presidio del territorio e una gestione attenta, potrebbe essere replicato altrove per affrontare il problema in modo strutturale.
Per contrastare il fenomeno del disturbo da gioco d’azzardo, bisognerebbe creare dunque, a livello locale, un sistema ordinato e integrato tra realtà pubbliche e private, in grado di fornire agli utenti una rete di supporto efficace, sia in fase di prevenzione che di cura.
Il ruolo degli operatori
“Chi opera nel settore può giocare un ruolo chiave: gli operatori devono essere attori determinanti nel qualificare l’offerta di gioco, collaborando con lo Stato non solo per prevenire e contrastare il disturbo da gioco d’azzardo, ma anche per tutelare l’interesse pubblico”, ha sottolineato Emmanuele Cangianelli, Presidente EGP (FIPE).
In un Paese democratico, dove i cittadini hanno libertà di scegliere come investire il proprio tempo, è essenziale che l’offerta legale e regolamentata sia presente. Se l’offerta legale viene meno, la domanda di gioco non scompare, ma si sposta verso canali illegali, con gravi conseguenze sul piano economico e sociale.
Il coinvolgimento delle Regioni
ACADI ed EGP-FIPE hanno sempre sostenuto la collaborazione con i Comuni e i servizi sanitari locali per creare un sistema condiviso di prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo.
E poiché il ruolo delle Regioni è fondamentale, dal momento che la gestione sanitaria è affidata a loro, si propone una compartecipazione regionale al gettito fiscale derivante dal Preu, considerando la competenza regionale in materia di sanità, é doveroso che le regioni attingano a queste risorse.
La necessità di un Osservatorio con contraddittorio
Un elemento fondamentale è l’istituzione di un Osservatorio in grado di monitorare l’evoluzione del settore e l’efficacia delle misure adottate. Questo Osservatorio dovrebbe essere gestito da un ente pubblico, come il Ministero della Salute o altre istituzioni competenti, e analizzare dati significativi come la spesa dei giocatori dal 2011 a oggi.
È essenziale che al suo interno ci sia un contraddittorio: oltre alle autorità pubbliche, devono essere rappresentate anche le voci degli operatori che quotidianamente implementano le misure sul territorio. Solo attraverso un dialogo aperto e bilanciato si possono ottenere risultati concreti.