Economia
Generali: Caltagirone-Del Vecchio aprono la danza del rinnovamento
Di Paolo Bozzacchi
Il nuovo ballo ha già un nome. È “Gambetto di Re”, la più aggressiva (e rischiosa) apertura del gioco degli scacchi. Protagonista della nuova danza sulla pista del risiko bancario-assicurativo italiano è una coppia di numeri uno dell’imprenditoria e della finanza: Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio. La sfida è molto ardua, perché il competitor è di rango. Il suo nome è Mediobanca.
Caltagirone e Delvecchio vogliono cambiare la governance di Generali, la più grande compagnia assicurativa italiana. Per farlo hanno deciso dopo lunga meditazione di uscire allo scoperto in modo molto determinato e inusuale per il contesto finanziario, come quando a scacchi si azzarda un “Gambetto del Re”. Hanno già pronta una lista di nomi per rinnovare il board e un piano industriale alternativo a quello del board in carica, ma sono usciti sbattendo la porta.
Il primo è stato Caltagirone, che si è dimesso venerdì scorso dalla carica di Vice presidente vicario che ricopriva dal 2010 in aperta polemica col nuovo piano strategico. Uscendo ha dichiarato di essere stato “palesemente osteggiato” e “impedito dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato”.
Questa mattina lo ha seguito all’uscita un altro membro del CdA: Romolo Bardin, espressione di Leonardo Del Vecchio. I motivi della nuova dipartita sono gli stessi di Caltagirone: disaccordo su modalità operative e scelte del consiglio. Una vera e propria diaspora.
Domani martedì 18 gennaio si torna in pista per una nuova riunione del CdA, prima della resa dei conti finale attesa per aprile, con l’assemblea dei soci. Il ballo “Gambetto di Re” è però già cominciato. Il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola ha respinto fermamente le accuse di Caltagirone: “Esprimo vivo rammarico e sorpresa per la decisione assunta dal Cavalier Caltagirone. Le motivazioni addotte non possono che essere categoricamente respinte avendo la società sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza. Ai suddetti principi ci si è attenuti nei rapporti con tutti i consigliere, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”
Le forze in campo
Il patto Caltagirone-Del Vecchio-Fondazione Crt detiene (dato dello scorso 5 gennaio) oltre il 16% delle azioni Generali. A sostegno dell’attuale Ceo Philippe Donnet c’è Mediobanca che detiene il 12,8% delle azioni e il 17,2% dei diritti di voto. Per vincere la partita tra i due schieramenti da oggi ufficialmente opposti ci sono da convincere i fondi d’investimento (34,7%) e i piccoli investitori Generali (22,6%). Fattore che rende lo scontro appassionante. Anche perché va ricordato che soprattutto Del Vecchio ma anche Caltagirone sono grandi soci della stessa Mediobanca (rispettivamente al 18,9% e 3% delle azioni).
Cosa dicono gli analisti
“Tra le ragioni dietro le dimissioni dei consiglieri ci potrebbero essere anche considerazioni di opportunità strategica, con gli azionisti del patto che potrebbero incrementare le proprie quote senza obblighi di segnalazione (fino al raggiungimento delle soglie rilevanti) e di rispetto di black-out period”, segnalano gli analisti di Equita che confermano la valutazione hold e target price di 20,7 euro su Generali.
Nell’ultimo anno il titolo Generali ha guadagnato a Piazza Affari il 27%.