Economia

Focus Immobiliare – On. Cattaneo: “Credito imposta favorisce solo i grandi gruppi”

19
Agosto 2020
Di Piero Tatafiore

Dopo il punto di vista dei privati (leggi qui) ora è il turno della politica. Continua il focus di The Watcher sul settore immobiliare ai tempi del Covid. 

Ingegnere, deputato, già sindaco più amato d’Italia e più volte vicepresidente dell’ANCI, Alessandro Cattaneo ha sempre guardato al settore immobiliare con grande interesse, anche per il passato ruolo di presidente della Fondazione Patrimonio Comune, la fondazione dell’ANCI per la valorizzazione degli immobili pubblici. Oggi, grazie al suo ruolo da deputato, può godere di un punto di vista privilegiato per analizzare il settore immobiliare.  

 

 

On. Cattaneo, il capo del Capital Market di Cushman & Wakefield, Carlo Vanini, ha dichiarato a questo sito che Milano ha sempre un grandissimo appeal per gli investitori, lei cosa pensa? 

 

Sono completamente d’accordo. La vicenda Covid ha modificato una serie di abitudini ma non cambierà il trend di crescita dell’area metropolitana milanese. Anzi, in una competizione globale penso che la capacità di adattamento prevarrà e Milano sarà capace di tornare a correre appena la crisi sanitaria verrà governata. 

 

 

Come giudica gli interventi del governo a supporto del settore immobiliare?  

Da liberale ho salutato favorevolmente la leva fiscale e ritengo Ecobonus e Sismabonus una delle poche misure virtuose degli oltre 100 miliardi sprecati in sussidi e mance a pioggia. Un elemento di attenzione che voglio stressare però è che questo meccanismo di cessione del credito di imposta favorisce i grandi gruppi e penalizza medi e piccoli soggetti che insistono sul mercato. Sarebbe paradossale che proprio questi attori non beneficiassero di strumenti pensati per sostenere l’economia reale.  

 

Avrebbe agito diversamente? 

Sì, in termini complessivi avrei dato meno sussidi e colto l’occasione della crisi per lasciare un’eredità strutturale di sistema Paese efficiente e proiettato al futuro attraverso riforme ambiziose come meno tasse e meno burocrazia.  

 

Come vede il settore della logistica? 

Quello della logistica è il settore che ha avuto maggiore incremento in Italia ma che sconta un gap incredibile infrastrutturale e anche fiscale. La crescita è dovuta soprattutto all’efficienza e all’ingegno di molti imprenditori italiani, troppo bistrattati e abbandonati da questo governo. La soluzione è cogliere l’occasione del Recovery fund per migliorare da un punto di vista infrastrutturale il settore della logistica: un esempio, lo scambio commerciale con la Cina vede le navi che dopo aver attraversato il canale di Suez arrivano a Rotterdam invece di utilizzare l’Italia come hub naturale nel Mediterraneo. Questo deficit logistico va colmato assolutamente. Un altro esempio, quando si parla di Alta Velocità non bisogna rincorrere spinte populiste e ideologiche: è fondamentale in termini sia di risparmio di tempo che di distanze coperte. 

 

Sempre Cushman & Wakefield afferma che Roma sta tornando interessante, anche per i prezzi più bassi di Milano. Lei come vede il mercato della Capitale? 

Parlando con esperti del settore Roma ha prezzi vantaggiosi ed è pronta a ripartire. Ma in realtà questo slancio improvviso è dovuto anche alla crisi economica: con le ultime amministrazioni la capitale ha toccato il fondo e ora non può che risalire diventata di finalmente appetibile per investimenti e mercato immobiliare. Speriamo che la prossima amministrazione accompagni la capitale nel riscatto: il “modello Milano” ha insegnato che invece di sussidi e bonus il rilancio delle grandi città passa per la rigenerazione urbana, investimenti nelle periferie, etc… Si torni in sostanza a una ricetta economica liberale, a me tanto cara, dove il pubblico mette a sistema le risorse e i privati tornino a investire. 

 

A ogni legge di bilancio si parla della dismissione di immobili pubblici (caserme, carceri, ospedali, ecc), ma sembra che le volontà si scontrino da un lato con le esigenze del mercato (agli investitori interessano solo le grandi città d’arte o Milano), dall’altro coi timori delle lungaggini amministrative per cambi di destinazioni d’uso o vincoli vari. Qual è il suo giudizio? 

Ho lavorato molto su questo tema sia ascoltando le sensibilità dei soggetti privati che come sindaco. Ha ragione, l’amministratore pubblico è stretto in una morsa che rende tutto complicato: rischio di indagini, danno erariale con la Corte dei Conti, etc… negli ultimi tempi si è innescato un meccanismo perverso in cui si propone una cosa e si fa tutto il suo contrario. Da queste brutte esperienze cerchiamo di cogliere spunti per cambiare: l’arma è quella di dare più poteri agli amministratori locali e una giustizia veloce e certa. 

 

Nel settore privato, soprattutto a Milano, la rincorsa dei prezzi ha favorito la sostenibilità degli immobili, sia nel settore residenziale che in quello direzionale. Il settore pubblico a che punto sta? 

 Il settore pubblico sta più indietro rispetto al privato ma ci sono buone pratiche: ad esempio il palazzo della regione Lombardia. Vi erano disefficienze salvo poi diventare driver per il resto di Milano. Ma a far la differenza sono anche le nuove abitudini dei cittadini, sempre più orientati nella direzione della sostenibilità ambientale. Questo va valorizzato e alimentato. 

 

Uno dei temi più dibattuti in questo periodo è stato l’impatto dello smart working sull’economia, soprattutto milanese, con vari appelli di Beppe Sala alla riapertura degli uffici per l’indotto che comportano. Qual è il suo punto di vista? 

Lo Smart working è un’ottima innovazione ma non passiamo da un eccesso all’altro. Da un punto di vista immobiliare potrei fare un ragionamento brutale: se lo Smart working avrà successo sarà necessario allestire a casa spazi dedicati, spazi superiori in termini di metri quadri. Quindi è un bene. Ma in termini generali questo tipo di “pratica lavorativa”, ottima in termini di innovazione non può e non deve diventare la regola. 

 

Chiudiamo con l’attualità, visto che l’Inter è in finale di Europa League e lei è interista: stadio dell’Inter sì o no? 

Forza Inter! E per essere ancora più forte è necessario uno stadio di proprietà, confortevole, economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibile. 

 

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