Economia

Farmindustria: primi al mondo per export ma serve governance moderna

04
Luglio 2024
Di Ilaria Donatio

“Attrarre investimenti e offrire innovazione deve diventare il must delle politiche dell’Unione europea e dell’Italia”. Così, Marcello Cattani appena confermato alla presidenza dell’Associazione delle imprese del farmaco va dritto al punto, avviando i lavori dell’assemblea annuale di Farmindustria. Soprattutto, ed è il focus dell’assemblea a partire dal claim scelto, per “governare il cambiamento” occorre fare nostra una “visione globale”: perché “da soli si perde, insieme si vince”.

E sono numerosi i ministri intervenuti – in presenza o mandando videomessaggi – all’Auditorium della Conciliazione, stamane. Ciascuno, dal proprio angolo visuale, ha parlato di competitività globale e strategia europea: Antonio Tajani, Orazio Schillaci, Anna Maria Bernini, Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida.

Ma prima, un po’ di cifre che danno un’idea della sfida – enorme – in cui l’industria farmaceutica italiana è ingaggiata sullo scacchiere europeo. Le ha date il presidente Cattani.

L’export farmaceutico brilla
È l’export che traina la produzione e fa registrare record su record. Farmaci e vaccini sono il secondo settore made in Italy per saldo estero, 17 miliardi di euro nel 2023

La quota dell’export farmaceutico sul totale manifatturiero è passata dal 3,8% all’8,3% in 20 anni. La nostra industria conferma di essere un settore hi-tech strategico per la Nazione. La produzione ha toccato i 52 miliardi di euro nel 2023 e oltre 49 di export, nonostante le difficoltà causate dall’aumento dei costi del 30% rispetto al 2021. Gli investimenti sul territorio 3,6 miliardi, di cui 2 in R&S. Gli addetti sono 70.000 (+2% nel 2023 e +9% in 5 anni), con un incremento di quasi il 20% di under 35 negli ultimi 5 anni, e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale. Industria che ha un welfare aziendale all’avanguardia ed è il primo settore tra quelli manifatturieri, secondo Istat, per competitività, con il più alto valore aggiunto per addetto, parametro di produttività per cui siamo migliori degli altri Big UE. 

La prospettiva One Health
Cure “disegnate” sui singoli pazienti con tecnologie all’avanguardia, sottolinea il presidente di Farmindustria, “arriveranno nei prossimi anni per trattare molte malattie e correggere difetti del genoma, in una prospettiva One Health di rispetto della salute delle persone e del pianeta. A inizio 2024 è stato raggiunto un record storico, per i farmaci in sviluppo nel mondo, 23.000, con investimenti in R&S da parte delle imprese farmaceutiche di oltre 1.700 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2028. Ma la competizione globale corre sempre di più. “Ecco perché essere veloci, attrarre investimenti e offrire innovazione deve diventare il must delle politiche dell’Unione Europea e dell’Italia. Non possiamo avere una realtà a due velocità: un mondo che cambia rapidissimamente e assetti decisionali e regolatori fermi a venti anni fa”, ha commentato Marcello Cattani.

Rivedere le regole sulla proprietà intellettuale
Bisogna poi avere il coraggio di rivedere completamente la proposta di revisione della legislazione farmaceutica che indebolisce la proprietà intellettuale. Proprio mentre USA, Cina, Singapore, Emirati Arabi, Arabia Saudita mettono in campo politiche per rafforzare la propria struttura industriale. Basti pensare che il gap di investimenti in R&S tra UE e USA è passato in 20 anni da 2 miliardi di dollari a 25. Con il 60% dei nuovi lanci di medicinali che avviene negli USA mentre in UE è meno del 30%”.

Il gigante cinese
La Cina nel 2023 ha superato l’Europa come area di origine di nuovi farmaci: su 90 molecole a livello globale 28 arrivano dagli Usa, 25 dalla Cina, 17 dall’UE. Cina che in R&S cresce a ritmi 3 volte superiori a quelli del nostro Continente. Non bisogna perdere ulteriore terreno con scelte sbagliate che penalizzano l’attrattività e ci espongono a dipendenze strategiche. Si consideri che già oggi il 74% dei principi attivi di uso più consolidato dipende infatti da produzioni in Cina o in India così come il 60% dell’alluminio, materia prima fondamentale per le nostre imprese. E Cattani ammonisce: “Recuperare competitività significa cambiare in fretta la rotta e la prospettiva: la salute deve diventare prioritaria ed essere considerata un investimento che genera anche risparmi sociali ed economici evitando altri costi. E l’industria farmaceutica deve essere percepita come un’alleata su cui contare perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini”.

Tajani, l’Italia ha molto da dare in Ue nel settore farmaceutico
“Noi abbiamo molto da dare e molto da dire in Europa nel settore farmaceutico, che è un fiore all’occhiello della nostra produzione industriale“. Lo ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo all’Assemblea di Farmindustria. “Europa sì, ma bisogna avere delle regole che non penalizzino il nostro saper fare, il fatto che noi siamo anche la seconda manifattura in Europa”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, che ha quindi ha rimarcato: “Sì all’Europa, sì alla difesa della proprietà intellettuale, bene il tribunale dei brevetti a Milano, bene una visione complessiva che però abbia a livello europeo una politica industriale che si faccia carico anche del saper fare italiano”. 

E sul cammino della revisione della legislazione farmaceutica varata dalla Commissione Ue, il ministro degli Esteri e cooperazione internazionale ha detto ai giornalisti, “vedremo con il nuovo parlamento e la nuova Commissione, dobbiamo tutelare la salute e le imprese, fare in modo che ci sia sempre grande equilibrio. La nuova Commissione comincerà a lavorare poco prima della fine dell’anno, quindi c’è tempo per il nuovo parlamento che si insidierà a luglio. Vediamo quando inizieranno le commissioni e ci sarà una sulla sanità. È ancora presto per vedere quello che si potrà e si dovrà fare”.

Schillaci, la riforma dell’Aifa sta funzionando
“Le novità farmaceutiche devono arrivare in tempi rapidi e devo essere rese accessibili velocemente indipendentemente da dove si vive e da quanto si guadagna”, così il ministro della Salute Orazio Schillaci che ha aggiunto: “Non possono esserci differenze tra Nord e Sud, questo è un nostro punto debole e chiedo sempre la collaborazione delle regioni. Devo dire che la modifica di Aifa sta funzionando, la Commissione unica ha approvato molte pratiche inevase, i primi risultati sui tempi medi per valutare le nuove pratiche sono scesi da 500 a 250 giorni. È chiaro che è un processo che è appena iniziato, è un processo importante, non possiamo non dare agli italiani le innovazioni farmaceutiche”.

Memorandum Farmindustria-Mur per favorire formazione
Firmato un protocollo d’intesa fra la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, e il Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) per rafforzare la partnership tra pubblico e privato. Il Protocollo prevede di favorire la formazione di professionalità altamente qualificate e specializzate e trattenere e valorizzare i talenti nazionali, oltre ad attrarre in Italia quelli stranieri.

Orsini: “Prossima Commissione sia pro industria”
“Per essere competitivi noi dobbiamo avere la prossima commissione europea che sia pro industria non come quella precedente che sia anti industriale ideologicamente”. È il presidente di Confindustria Emanuele Orsini a parlare e in tema di competitività, ha aggiunto: “L’industria italiana non è contro l’ambiente ma la normativa degli imballaggi e del packaging quanto avrebbe impattato negativamente su tutti i settori del Paese e dell’ Europa? Sono follie. Se oggi lo stesso governatore della Banca d’Italia ci dice l’Europa deve cambiare rotta non siamo gli unici a dirlo, la deriva che è stata presa”. “Ogni volta che si genera una misura bisogna capire che impatto avrà sul territorio e sull’industria” ha aggiunto.

Il report: da guerra in Ucraina, costi cresciuti del 30%
Per il settore farmaceutico “i costi degli input produttivi sono strutturalmente cresciuti rispetto alla fine del 2021, ovvero il periodo antecedente l’inizio delle tensioni geopolitiche, registrando un incremento, in media, del 30%”. È il dato che emerge dall’annuale rapporto ‘Indicatori farmaceutici’ di Farmindustria. Negli ultimi mesi, nel complesso, “la dinamica al rialzo dei prezzi” mostra “segnali di rallentamento, anche se permane un forte gap rispetto al periodo precedente l’invasione della Russia in Ucraina”, continua il report. Unica nota positiva è il costo dell’energia, “che risulta in calo (-24,4%) ma che segue a un anno caratterizzato da un forte aumento degli input energetici (+104% nel 2022)”. Quello dei costi, precisa Farmindustria, è un problema particolarmente rilevante in questo comparto: “A differenza di altri settori, infatti, che possono trasferire gli aumenti dei costi sul prezzo del prodotto finale, nella farmaceutica, e in particolare nel segmento dei farmaci con prescrizione, i prezzi sono amministrati e negoziati”. Ciò, conclude, pone “seri rischi per la sostenibilità delle produzioni in Italia”.

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