Economia

Far crescere l’economia italiana entro i vincoli europei? Si può fare

28
Dicembre 2018
Di Redazione

 

Crescere si può, anche rispettando i vincoli europei. A dimostrarlo è uno studio elaborato da NENS, il centro studi Nuova Economia Nuova Società, in collaborazione con Fondazione Inarcassa, la Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti iscritti Inarcassa, presentato nel corso di un evento tenuto presso la sede della Fondazione a Roma al quale hanno preso parte, tra gli altri, il Presidente di NENS ed ex Ministro del Tesoro, Vicenzo Visco, l’On. Pierluigi Bersani e il Presidente dell’UPI – Unione Provincie Italiane, Achille Variati.

Attraverso le misure proposte, il paper ha calcolato – a fronte di un’espansione fiscale quantificabile in circa 54 miliardi di euro in tre anni – la creazione di maggior reddito complessivo per 98 miliardi di euro, l’innalzamento del sentiero di espansione del Pil di circa 1 punto percentuale in media all’anno e un’accelerazione del cammino di risanamento delle finanze pubbliche tale da contrastare la spinta verso l’alto del rapporto indebitamento-Pil. In definitiva, la “ricetta” proposta dallo studio ipotizza un aumento del PIL di circa 3,2 punti percentuali in tre anni e la possibilità di raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2022. In che modo? Attraverso una manovra di politica economica con interventi sia dal lato delle entrate che delle spese, oltre a specifiche misure che vanno dall’ambito fiscale al sostegno al welfare. Ma è sul versante della spesa che lo studio riserva particolare attenzione con una proposta tanto ambiziosa quanto necessaria e sostenibile: riportare il livello degli investimenti pubblici agli standard pre-crisi.

Nello specifico, lo studio sottolinea la necessità di intervenire attraverso l’estensione per i prossimi tre esercizi di bilancio dell’attuale struttura di sgravi fiscali per interventi di riqualificazione energetica, ristrutturazione edilizia e messa in sicurezza delle abitazioni residenziali; l’estensione dei benefici fiscali anche alle spese di manutenzione ordinaria delle unità immobiliari residenziali, attualmente deducibili solo dai condomini; e infine, l’equiparazione delle spese per ristrutturazione delle unità abitative residenziali appartenenti ai centri storici dei comuni soggetti a spopolamento a quelle sostenute per la messa in sicurezza degli edifici posizionati in zone ad elevato rischio sismico.

Nel complesso, considerate le detrazioni definite dall’attuale assetto normativo e dalle ultime leggi di stabilità, gli interventi suggeriti dallo studio comporterebbero un flusso finanziario a carico dello Stato pari a 900 milioni di euro nel 2019, 2,2 miliardi nel 2020 e 3,2 miliardi nel 2010 garantendo una dinamica del PIL sempre positiva e pari, in media, ad un decimo di punto per esercizio fiscale (0,1%). Inizialmente, il maggior contributo alla crescita sarebbe determinato dall’incremento degli investimenti pubblici per il potenziamento della rete infrastrutturale italiana e la messa in sicurezza del territorio. In un secondo momento, a questa fonte di crescita, si affiancherebbe anche il maggior reddito generato dall’incremento della domanda aggregata grazie al miglioramento del reddito disponibile delle famiglie con l’entrata a regime degli sgravi fiscali su IRPEF, IRES e IRAP previsti dal documento NENS – Fondazione Inarcassa.

 

Nicolò Marcon