Economia
EY: nel 2024 ago della bilancia gli investimenti privati
Di Giuliana Mastri
Un 2023 che si chiude con una crescita del Pil dello 0,7% e un 2024 dove si prevede una crescita dello 0,6%. Sono le stime presentate da EY (Ernst &Young) nel corso del digital talk “Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2024”.
L’economia italiana nel 2023 ha beneficiato della dinamica positiva dei consumi delle famiglie, sostenuti dalla crescita degli occupati. Consumi che hanno retto nonostante l’inflazione che nel 2023 ha raggiunto il 5,6% ma che EY stima si ridurrà fino al 2,3% nel 2024, con un progressivo allentamento a partire dal terzo trimestre.
Investimenti privati ago della bilancia
Buono anche l’apporto del Pnrr, che ha continuato a spingere gli investimenti pubblici. Per il 2024 secondo EY il Piano di Ripresa e Resilienza determinerà il consolidamento della crescita dei consumi e un contributo rilevante al Pil dalle esportazioni nette, avvantaggiate dalla ripresa della domanda in alcuni mercati chiave. Tuttavia, sarà l’andamento degli investimenti privati (19% del Pil nel 2023) a pesare sulla crescita attesa nel 2024: ad oggi, infatti, è previsto un +0,1% nel 2023, ma una contrazione dello 0,2% nel 2024. Gli investimenti privati vanno indirizzati verso ricerca e sviluppo, nuove tecnologie e transizione energetica.
La logica giusta per le imprese italiane
«Le aziende private hanno bisogno di trasformarsi. Ci sono alcune parole chiave che ricorrono. Tra queste, sicuramente innovazione e sostenibilità, che stanno influenzando le strategie di tutte quante le aziende italiane e del mondo. Le aziende italiane, però, non sempre hanno diciamo la dimensione, la massa critica per effettuare da sole degli investimenti e della ricerca e hanno bisogno a volte di fare delle alleanze o delle joint venture. Quindi io direi: innovazione, alleanze, ma quello che rimane al centro sono sempre le competenze, e quindi avere le persone al centro», ha commentato il Ceo di EY Italia Massimo Antonelli.
Cosa si aspettano gli imprenditori
I Ceo italiani sono ottimisti riguardo all’anno venturo: il 66% di loro si aspetta una crescita dei ricavi e il 52% si attende una crescita della profittabilità. Sono le risposte raccolte dall’EY Ceo Outlook Pulse, diffuse nel corso del digital talk. Tra i principali rischi nell’anno che verrà: digital disruption (88%), volatilità e l’incertezza sui mercati (88%), cambiamenti normativi e pressioni dei regolatori sulle tematiche ESG (84%), temi geo-politici e le conseguenti barriere commerciali (82%). La sfida tecnologica è al centro dei pensieri dei Ceo italiani per i prossimi 5 anni: oltre il 70% ritiene che la Generative AI avrà un impatto significativo sulla generazione dei ricavi e sulla definizione dei modelli organizzativi e operativi, con la necessità di accelerare sugli investimenti connessi, sul reskilling della forza lavoro e su ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo, solo un terzo degli intervistati in Italia, a fronte di circa il 50% a livello globale, ha confermato di aver sviluppato un piano strutturato relativo alla trasformazione tecnologica della propria azienda e di essere ora nella fase di implementazione. Per fronteggiare questo scenario, circa i due terzi degli intervistati vogliono incrementare nel 2024 gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, Capex, M&A e Corporate Venture Capital. Un’opinione coerente con i dati registrati nel 2023: EY stima pari a circa 1.250 le operazioni di M&A con target in Italia e un volume complessivamente investito tra 55 e 60 miliardi di euro (-40% rispetto al 2022).
Le conseguenze dei bassi investimenti
Il clima di incertezza a livello economico e geopolitico ha determinato scelte di investimento più prudenti, con una dimensione media dei deal più contenuta. In questo contesto, il ruolo del private equity è cresciuto ulteriormente di rilevanza, con un’incidenza stimata del 40% sul totale delle operazioni. Rimane invece solido il trend che riguarda l’attività di investimento delle aziende italiane nei mercati esteri: EY stima oltre 270 operazioni per un volume complessivo di poco inferiore ai 15 miliardi di euro.
Per il 2023 la spesa in Ricerca & Sviluppo è intorno all’1% del PIL, in riduzione rispetto agli ultimi anni, a fronte del 3,5% della Germania e del 2,5% della Francia e dell’Eurozona (in media nel suo complesso). «La ridotta propensione agli investimenti da parte delle aziende sta incidendo in negativo sulla capacità del nostro sistema economico di intraprendere un percorso di crescita più marcato. Non è un tema nuovo, in quanto Il Pil dell’Italia dal 1990 ad oggi è cresciuto di circa il 20%, la performance più bassa in Europa. Al contrario in quei Paesi – quali USA, Francia, Germania e Spagna – dove vi è stato un maggiore slancio nello scommettere sul futuro, si è registrata una crescita rispettivamente del 110%, del 60%, del 50% e dell’80% del PIL», ha sottolineato Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia.
L’opinione di Antonio Tajani
«Se noi vogliamo rendere l’Italia un Paese competitivo e attrattivo dobbiamo garantire sicurezze. Intanto la stabilità del governo, che permette a chi guarda dall’estero di fare dei progetti a medio e a lungo termine. Secondo: dobbiamo avere una burocrazia che non impedisca l’investimento. Purtroppo ancora oggi ci sono tempi biblici per avviare un’attività imprenditoriale. E poi c’è il tema della giustizia che è fondamentale. Pensiamo a quella civile, che rappresenta un punto chiave. Ci sono oggi 3 milioni di processi fermi, con un danno annuale del 3% del Pil. Infine la questione fiscale: dobbiamo continuare ad abbassare le tasse e agevolare le imprese e a livello europeo arrivare all’armonizzazione fiscale», ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato nel corso dell’evento.
Con la Cina prosegue comunque la progettualità
Sui rapporti con Pechino Tajani ha spiegato: «Dopo la decisione di uscire dalla Via della Seta, abbiamo iniziato a lavorare in modo positivo con la Cina. Abbiamo organizzato riunioni, sbloccato tanti problemi come quello dell’ortofrutta. C’è una collaborazione strategica con Pechino. Ma si può fare di più. Abbiamo deciso il prossimo anno di organizzare a Verona un grande evento con la partecipazione del ministro del Commercio estero cinese, con imprese italiane e cinesi; insomma noi vogliamo continuare a lavorare con grande serenità, ma la Via della Seta non era stata una scelta positiva perché l’interscambio commerciale era negativo, i francesi e i tedeschi hanno fatto molto di più e molto meglio, quindi questo ci ha portato a riflettere sulla necessità di non confermare la nostra partecipazione».