Economia

Elettrificazione: una grande opportunità per l’industria italiana. Il dibattito al Senato

08
Aprile 2025
Di Ilaria Donatio

L’elettrificazione industriale è il processo di sostituzione delle tecnologie e dei servizi alimentati a combustibili fossili con soluzioni che impiegano elettricità da fonti rinnovabili per contribuire a ridurre le emissioni di CO2. È un progetto impegnativo ma necessario: l’industria globale, secondo AIE, da sola produce un quarto di tutte le emissioni globali. Ma è anche un volano per lo sviluppo industriale del nostro Paese. Se ne è parlato, ieri, al Senato, nel corso del dibattito “Elettrificazione, una grande opportunità per l’industria italiana”, su iniziativa del senatore Andrea De Priamo (FdI), con la partecipazione tra gli altri di Nicolò Mardegan, Direttore Relazioni Esterne ENEL, Regina Corradini D’Arienzo ad Simest e il Prorettore del Politecnico di Milano, Giuliano Noci.

Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è quello di implementare ulteriormente la digitalizzazione, come spiega il professor Noci: “Noi siamo un Paese manufatturiero. Ma la trasformazione digitale sta cambiando tutte le regole del gioco, imponendo alle imprese di porre al centro – accanto al ciclo di produzione – quello di trasformazione del dato: l’IA è la principale trasformazione in atto. Purtroppo, l’Europa investe solo il 5% del Pil americano e l’Italia è il fanalino di cosa in questa corsa”. Questo significa che – dall’automazione dei processi alla simulazione di scenari di produzione e alla formazione del personale in remoto – tutto sarà radicalmente diverso tra qualche anno. 

Attualmente, in Europa, solo il 23% del consumo energetico finale è coperto da elettricità. Per raggiungere l’obiettivo della Commissione Europea di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, questa quota dovrà aumentare almeno al 50%, con la maggior parte dell’elettricità proveniente da fonti rinnovabili, che già oggi coprono oltre il 50% della domanda elettrica.

Ma, come spiega De Priamo, se le potenzialità e i vantaggi dell’elettrificazione nell’industria vanno “dalla riduzione delle emissioni (fino a meno 78% con le tecnologie già disponibili), all’efficientamento energetico (i processi elettrificati sono più efficienti rispetto a quelli basati su combustibili fossili), passando per l’integrazione con le rinnovabili (l’uso di elettricità facilita l’integrazione di fonti rinnovabili), e accrescimento della competitività industriale”, gli ostacoli sono diversi e importanti. 

Innanzitutto, i costi elevati: i costi di implementazione delle tecnologie elettriche restano una barriera, complice il fatto che il costo del chilowattora da gas è ancora significativamente più basso rispetto a quello dell’elettricità; oggi in Ue l’elettricità è in media 3 volte più costosa del gas naturale, secondo uno studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research. Poi, linadeguatezza delle infrastrutture: le reti elettriche attuali non sono sufficientemente sviluppate per supportare un aumento significativo della domanda. Ancora, la resistenza al cambiamento: settori consolidati mostrano spesso riluttanza verso l’adozione di nuove tecnologie, preferendo continuare con i processi tradizionali. Infine, certamente politiche fiscali sfavorevoli: le imposte elevate sull’elettricità rispetto al gas disincentivano l’elettrificazione; uno squilibrio retaggio di quando gran parte dell’elettricità veniva generata con i combustibili più sporchi e costosi, cioè carbone e olio, di cui si voleva disincentivare l’uso.

Le strategie che potrebbero sostenere l’elettrificazione dell’industria passano per la riduzione della tassazione e delle imposte sull’elettricità al fine di creare condizioni di parità tra i vettori energetici e un prezzo competitivo dell’elettricità. Integrare il sistema ETS con un prezzo minimo della CO2, supportato dal meccanismo CBAM, per ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni. Politiche di supporto complementari: regimi di sostegno tecnologico e programmi di introduzione al mercato.

“Simest ha appena messo in campo oltre un miliardo di euro di nuovi strumenti per sostenere la competitività internazionale delle imprese italiane”, dice Corradini D’Arienzo parlando del pacchetto di misure che rientra nel Piano d’azione per l’export presentato nei giorni scorsi dal vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani. “Questi strumenti, realizzati sotto la regia della Farnesina nonché in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, e approvati dal Comitato interministeriale Mef, Maeci e Mimit”, spiega la numero uno della società, “favoriscono, partendo dal sostegno alle esportazioni, la crescita della presenza italiana in mercati chiave e ad alto potenziale per lo sviluppo, con un focus specifico sull’America Latina e sull’Africa – quest’ultima al centro dell’attenzione del Governo attraverso il Piano Mattei – nonché sulle altre geografie ad alto potenziale inserite nel Piano d’azione dell’Export”.

La transizione nel comparto industriale richiederà risorse finanziarie senza precedenti sia per l’innovazione tecnologica che per l’elettrificazione dei processi. Secondo il direttore delle Relazioni Esterne di Enel, Mardegan: “In questo momento così critico a livello globale, l’unica cosa che si può fare è investire: il piano strategico di Enel, dal 2025 al 2027, prevede 43 miliardi di investimenti. In Italia, parliamo di investimenti pari a 22 miliardi sia sulle reti che sulle rinnovabili”.

Dunque, se l’Europa non si focalizzerà su questa cruciale transizione, rischia di perdere competitività a favore dei paesi asiatici, Cina in particolare, aggravando una lenta agonia economica e industriale che già si intravede.