Un nuovo recovery Fund. Ma senza soldi a fondo perduto. Mario Draghi ci crede e lo ha ribadito al vertice Ocse di Parigi, nel Consiglio interministeriale presieduto dall’Italia. Sarebbe riservato alle politiche di sostegno contro la crisi energetica. Siccome la strada verso il price cap è ancora lunga ed è difficile trovare geometrie favorevoli tra i leader europei. Secondo il premier sarebbe molto più fattibile mettere a punto uno strumento del genere, siccome è l’approccio più battuto in questo periodo storico e considerando che i finanziamenti sarebbero sotto forma di prestito. A tasso agevolato e a più breve termine. Sulla falsa riga del Fondo Sure, il dispositivo che nel 2020 si creò per rifinanziare la Cassa Integrazione a livello europeo.
Di un Recovery bis si era parlato già da febbraio e delle sponde già ci sono. Probabile quella dei mediterranei, su tutti la Grecia. Lo scoglio è convincere i falchi. Meglio se sotto l’assicurazione che non verrà elargito denaro gratis. Anche se ad oggi anche i Paesi tendenzialmente più virtuosi sono alle prese con contesti delicati. Per Draghi un dispositivo complementare è l’ideale per aiutare i cittadini più fragili contro il caro bollette ed evirare di indebitarsi sul mercato. Ora che lo spread è risalito e la Bce ha annunciato a luglio il primo rialzo dei tassi d’interesse. Il tema verrà certamente portato al prossimo Consiglio Europeo del 24 e 25 giugno.
Dove trovare le risorse
L’idea è quella di utilizzare i fondi non spesi del Recovery Plan, a cui alcuni Stati Membri non hanno attinto. Si tratterebbe di 225 miliardi in cassa. Ma non è detto che l’Italia possa farne farne ricorso, siccome quei miliardi spetterebbero, attraverso l’altro strumento RePowerEU, proprio a chi ha lasciato nel forziere di Bruxelles le risorse di cui ha diritto e che hanno tempo di richiedere entro agosto 2023. Il RePowerEU è pensato specificamente per chi è più esposto alla dipendenza dal gas russo.
La posta in gioco, i contrasti
Non bisogna sottovalutare l’atteggiamento cauto che sicuramente avranno Paesi come la Germania, non favorevole a nuove emissioni di debito comune. Ma ora i ministri dovranno riuscire a non far in modo che si sia costretti a tornare all’austerità. A questo rischio si è già cercato di ovviare con la proroga della sospensione al Patto di Stabilità, che non è escluso possa essere estesa anche al 2024. Tuttavia abbiamo a che fare in concomitanza con il problema dell’inflazione da arginare, la prospettiva di un debito pubblico che può tornare a costare di più e con la necessità di mettersi nelle condizioni di ripagare i prestiti del Pnrr tra 5 anni. Tutti fattori i quali annullano, o rendono vano, un pur moderato sforamento del bilancio. Ecco perché è fondamentale che Mario Draghi continui a lavorare su soluzioni concertate.