Economia

Draghi: Ue sia unita e investa, la recessione non sarebbe forte

09
Novembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Torna a parlare Mario Draghi, lo fa ad un evento del Financial Times. E senza troppi giri di parole, ma con frasi come sempre incisive, manda messaggi che gli ambienti che contano recepiscono attentamente, non potendo evitare di tenerne conto. Su Europa, economia, guerra e politica estera la visione dell’ex premier e presidente della Bce è chiara ed autonoma.

L’economia europea

La principale questione quella che riguarda l’Ue, che secondo l’economista o agisce «unita» o è destinata a rimanere solo un «mercato unico». L’incapacità dell’Unione di pensare una propria politica estera, di difesa, implementando politiche economiche organiche (soprattutto con forniture comuni di energia e gas e razionalizzazione della spesa bellica) è oggi un elemento di criticità, alla luce dei problemi che si fronteggiano e delle questioni legate allo scoppio dei conflitti. Mario Draghi fa riferimento infatti all’inflazione, che reputa «dal lato dell’offerta» quasi esclusivamente figlia della gestione del gas da parte di Putin e che, anche se ora sta scendendo, può essere contrastata solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto, tecnologici, capaci di aumentare la produttività, peraltro in una società europea che sta invecchiando e che quindi ha bisogno di cambiare l’inerzia. Proprio alla natura di questa inflazione il professore attribuisce la probabile lentezza della politica monetaria (cioè dei tassi d’interesse), aspetto che anche Lagarde ammette.

Recessione? Ma senza allarmismi

Draghi spiega che «solo nei primi due trimestri dell’anno prossimo» potremo capire se il nodo dell’inflazione potrà davvero considerarsi in via di risoluzione e in caso contrario non è fuori luogo aspettarsi una recessione. Comunque lui non la immagina «profonda e destabilizzante» in quanto il «mercato del lavoro è robusto» e la disoccupazione a livello europeo «la più bassa di sempre».

La politica estera

«La guerra in Ucraina è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti sui nostri valori fondamentali: l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan. La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali». Il Draghi pensiero sui rapporti internazionali. Sicuramente forte e forse anche più intransigente rispetto alla sensibilità odierna, sebbene la coesione dell’alleanza atlantica appaia adesso rinvigorita e l’attuale governo italiano esprima un approccio apertamente occidentalista.

Le speranze, l’ottimismo

Sempre sul conflitto a Kiev «Quello che non possiamo fare è starcene fermi, senza reagire. Abbiamo scoperto che ciò che per molti anni avevamo dato per scontato non lo era affatto, e dobbiamo combattere per difenderlo. Ma non ho dubbi sul successo finale», afferma, sottolineando che «non c’è alternativa che vincere questa guerra». «Nel mondo assistiamo all’ascesa di autocrazie e democrazie illiberali, negazioni dei diritti civili e violazioni dei diritti umani. Dobbiamo combattere, ciascuno nella propria sfera personale ma anche collettivamente, per fare in modo che la negazione dei nostri valori non prevalga».