Economia

Draghi aggiorna la ricetta per evitare la lenta agonia economica dell’UE

18
Febbraio 2025
Di Paolo Bozzacchi

Un richiamo forte, fortissimo. In un momento internazionale più che mai delicato, con il ruolo dell’Unione europea messo in forte discussione dall’Amministrazione Trump e dagli sviluppi della discussione per la soluzione delle crisi più “europee” al mondo: quella ucraina e quella di Israele-Palestina.

«Dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico Stato», ha ribadito Draghi all’Europarlamento, a chiusura della Settimana Parlamentare Europea.

«La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza», ha aggiunto Draghi, «richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo. Questa risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un’ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali. Se uniti saremo all’altezza e vinceremo la sfida».

La ricetta economica aggiornata di SuperMario
«Oltre ad agire per modernizzare l’economia europea, dobbiamo gestire la transizione per le nostre industrie tradizionali. Queste rimangono importanti per l’Europa. Dal 2012 i primi 10 settori con la produttività in più rapida crescita sono costituiti quasi totalmente da cosiddetti settori mid-tech, come l’automotive e i macchinari. Anche il settore manifatturiero impiega circa 30 milioni di persone, rispetto ai 13 milioni degli USA. E in questo mondo in cui le relazioni geopolitiche si stanno evolvendo e il protezionismo è in aumento, mantenere industrie come l’acciaio e i prodotti chimici che forniscono input all’intera economia e sono fondamentali per la difesa è diventato strategico. Il supporto alle industrie tradizionali è spesso rappresentato come una scelta binaria. Possiamo scegliere di lasciarle andare e consentire alle risorse di spostarsi verso nuovi settori, oppure possiamo sacrificare lo sviluppo di nuove tecnologie e infine rassegnarci a una crescita permanentemente bassa».

Allora Draghi sottolinea: «la scelta non deve essere così netta. Se realizziamo le riforme per rendere l’Europa più innovativa, allenteremo molti dei compromessi tra questi obiettivi. Ad esempio se sfruttiamo le economie di scala del nostro mercato Ue e integriamo il nostro mercato energetico, ciò abbasserà i costi di produzione ovunque. Quindi saremo in una posizione migliore per gestire le potenziali ricadute, ad esempio, della fornitura di energia a basso costo alle industrie ad alta intensità energetica. Se offriamo un tasso di rendimento più competitivo in Europa e mercati dei capitali più efficienti, i nostri risparmi rimarranno naturalmente a casa. Quindi avremo una riserva più ampia di capitale privato per finanziare sia le nuove tecnologie, sia le industrie consolidate che mantengono un vantaggio competitivo. E se rimuoviamo le nostre barriere interne e aumentiamo la nostra crescita della produttività, ciò contribuirà ad aumentare il nostro spazio fiscale effettivo. Ciò ci darà una maggiore capacità di finanziare progetti che servono un bene pubblico ma che il settore privato difficilmente toccherà, come la decarbonizzazione dell’industria pesante. Per fare un esempio, il rapporto ha stimato che aumentare la produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe di un terzo i costi fiscali per i governi del finanziamento degli investimenti necessari. Allo stesso tempo, la rimozione delle barriere interne renderà più elevati i moltiplicatori fiscali di questi investimenti».

Resta sullo sfondo il debito comune UE
Il passato non si dimentica. Sullo sfondo del discorso di Draghi all’Europarlamento resta la proposta delle proposte: cioè quella dell’emissione di debito comune UE e un investimento annuale di quasi 800 miliardi di euro per colmare il divario di innovazione, migliorare la produttività e riformare le norme sulla concorrenza. Queste raccomandazioni contenute nel Rapporto sulla Competitività di Draghi puntano a mettere l’Europa su una traiettoria di crescita sostenibile e competitiva.

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