Economia
Digitale in Italia, servono soldi, competenze e un ruolo più incisivo della PA
Di Alessandro Caruso
Anitec-Assinform: nel 2022 il mercato digitale avrà un valore di 76 mld di euro
I margini di crescita del mercato digitale sono impressionanti. Si parla di un mercato con un valore che nel 2022 potrebbe toccare i 76 mld di euro. I dati sono di Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende di ICT, e raccontano di una crescita che ogni anno sfiora il 3,5%. Insomma, un segmento dall’alto potenziale strategico, su cui il Pnrr, non a caso, interverrà in modo massiccio con oltre 50 mld, con l’obiettivo, tra le altre cose, di migliorare le infrastrutture e implementare le competenze digitali. Ma il vero investimento serve sulla trasformazione dei processi aziendali in ottica digitale, da attuarsi nel privato e, possibilmente, anche nel pubblico. A spiegarlo è Eleonora Faina, direttore generale di Anitec-Assinform, che spiega: «Il piano Industria 4.0 ha giustamente facilitato e diffuso le dotazioni tecnologiche, ma l’innovazione non si completa con l’acquisto dei device e delle attrezzature. Deve entrare nei processi produttivi e decisionali delle imprese e della pubblica amministrazione, per questo sarebbe utile pensare a un completamento di quella normativa».
Questo ragionamento è ciò che sta anche alla base del rapporto che Anitec-Assinform presenterà nelle prossime settimane sul Procurement pubblico del digitale. «La pubblica amministrazione – spiega Faina – è una leva fondamentale per la trasformazione digitale del paese, perché se la domanda di digitalizzazione da parte della PA cresce molto, sia in termini quantitativi sia qualitativi, questo non può far altro che innescare un adeguamento da parte di tutti i soggetti del mercato. Il sistema di approvvigionamento di beni e servizi digitali da parte della PA, in questo senso, rappresenta un driver strategico».
Lo stesso discorso può attuarsi su e-commerce e blockchain. Entrambi i sistemi sono in forte crescita. Basti pensare che l’e-commerce da gennaio a maggio 2020, causa pandemia, ha visto lievitare i suoi consumers a 19 mln di utenti, mentre la blockchain, ancora poco conosciuta e diffusa, ha un mercato di 26mln di euro ma cresce a doppia cifra, solo nel 2021 è cresciuta del 18%. Tutti e due questi metodi, uno per l’acquisto e l’altro utile al tracciamento e alla sicurezza dei dati, per essere implementati hanno bisogno di un innesto di competenze e infrastrutture, che con il Pnrr potrebbero arrivare: «Le imprese stanno facendo molto, soprattutto le grandi, ma per conseguire la vera innovazione bisogna dotarle delle condizioni più vantaggiose, vale a dire infrastrutture per una connettività che arrivi fino all’ultimo miglio e anche un potenziamento del cloud. Oltre a una semplificazione burocratica della pubblica amministrazione, che può fare molto per utilizzare meglio la quantità immensa di dati che le stiamo mettendo a disposizione».
Quello a cui stiamo assistendo, in questa fase, sono le sperimentazioni innovative da parte delle imprese private. Ma la vera svolta ci sarà quando il “ragionare in digitale” contagerà anche le PA: «Coinvolgere il sistema pubblico nell’utilizzo delle nuove tecnologie è la sfida – continua Eleonora Faina – dobbiamo puntare a digitalizzare i processi delle grandi agenzie, a partire da Dogane ed Entrate, e di tutti gli enti pubblici che erogano servizi a imprese e cittadini. Questa è l’ambizione del PNRR che richiederà tempo, competenze e determinazione.
Tuttavia, se consideriamo che il mercato digitale a Pnrr impiegato al 100% potrebbe arrivare a un valore di 94 mld di euro nel 2024, questa rappresenta una sfida che vale la pena provare a vincere.