Economia

Dazi Usa: l’Italia cerca nuove opportunità con Mercosur e Stati arabi

04
Aprile 2025
Di Ilaria Donatio

I dazi statunitensi del 20% stanno spingendo fin dalla loro minaccia l’Italia a cercare alternative per commerciare i prodotti Made in Italy in altri luoghi geografici. Il primo a parlare – pochi giorni fa – è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante un evento di Forza Italia. “Siamo tutti contro la guerra dei dazi. Siamo tutti preoccupati, ma io non sono solo preoccupato, cerco di occuparmene”, aveva spiegato Tajani, aggiungendo di aver presentato “la strategia del governo, il piano d’azione del mio ministero, per andare a occupare i mercati extra Ue con iniziative delle nostre imprese, che possono essere sia di esportazione che di internazionalizzazione”. 

E visto che la trattativa con Trump è in mano alla Commissione europea, unica depositaria della politica commerciale dei Ventisette, la strada che il governo può attuare unilateralmente è agevolare politicamente nuovi mercati di sbocco per le merci italiane: India, Asia, Africa, ma soprattutto l’America
Latina. L’accordo di libero scambio fra l’Unione europea e i Paesi aderenti al Mercosur (su tutti Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) è la soluzione a portata di mano.

L’accordo di libero scambio siglato dalla Commissione europea e che deve essere ratificato dal Parlamento di Strasburgo, non era stato accolto benissimo dalle associazioni di categoria, per via delle eccessive concessioni a favore degli agricoltori sudamericani. E la stessa Meloni si è sempre mostrata prudente in merito. Ma ora è tutto diverso: si tratta di risolvere un problema che vale sessantacinque miliardi annui di esportazioni. Perché il mercato americano copre un decimo di tutte le vendite del made in Italy nel mondo, è il secondo dell’agroalimentare, uno dei più importanti per la meccanica.

Così, la tempesta trumpiana ha convinto Meloni a togliere di mezzo ogni dubbio mentre il presidente Lula, dal canto suo, avrebbe dato mandato ai suoi ambasciatori europei di spalancare le braccia ai partner. D’altra parte, ci sono poche alternative in tempi brevi: l’Africa è un mercato che vale solo una frazione del nostro export, poi ci sono l’India e i ricchi Paesi arabi. Infine la Cina che però è più controversa perché peggiorerebbe le cose con Washington.