Economia

Dazi, alto di gamma made in Italy: i primi danneggiati sarebbero i consumatori Usa

18
Aprile 2025
Di Paolo Bozzacchi

(Intervista pubblicata su L’Economista, inserto de Il Riformista)
«Gli Stati Uniti sono un mercato strategico per l’alto di gamma e rappresentano il 30-40% del giro d’affari di molte aziende del settore». Così Stefania Lazzaroni, Direttrice Generale di Fondazione Altagamma, commentando la questione dei dazi paventati dall’amministrazione Trump. La Fondazione rappresenta oltre 130 imprese che operano in diversi settori dell’alto di gamma, tra cui moda, design, gioielleria, alimentare, ospitalità, automotive e benessere. Solamente nella moda stiamo parlando di brand del calibro di Ferragamo, Ferrè, Versace e Zegna.

«L’impatto dei dazi sull’export, sui prezzi e sulla produzione di alta gamma e sulla tenuta delle sue numerose filiere è difficile da stimare, in considerazione di diverse variabili, tra cui capacità e volontà di spesa dei consumatori americani, i primi che sarebbero colpiti dalle tariffe, nonostante il consumatore di alta gamma abbia tradizionalmente una maggiore capacità di assorbimento dell’aumento dei prezzi», spiega la Lazzaroni. Molte aziende del lusso stanno valutando in queste ore la possibilità di rivedere sia le strategie di mercato sia quelle di prezzo. Le prime decisioni che stanno arrivando sono le più semplici da attuare in tempi rapidi, e riguardano l’aumento dei prezzi dei prodotti distribuiti oltreoceano. La classica strategia di mitigazione. Alzare i prezzi dei prodotti negli Stati Uniti è inoltre una misura da un lato facilmente reversibile, ma che penalizzerebbe direttamente i consumatori americani.

Secondo la società di servizi finanziari americana Jefferies l’aumento medio dei prezzi del settore di alto di gamma per mantenere i margini di profitto negli USA si aggirerebbe perlomeno all’11%. A conferma di questa previsione c’è già la mossa di Ferrari (25% delle vendite negli Stati Uniti), che lo scorso 2 aprile ha annunciato un aumento del 10% dei prezzi oltreoceano, precisando un impatto «limitato» sui margini. Gli analisti di GAM hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il mercato del lusso, indicando comunque per quest’anno un aumento della spesa globale tra il 4 e il 6%, rispetto alle precedenti stime del 6-8%. Meno positiva Standard & Poor’s, che nel suo Global Rating Report ammonisce: «I dazi statunitensi colpiranno più duramente i beni di lusso e l’alcol in Europa, nel Medio Oriente e in Africa».

Resta il fatto che il mercato Usa storicamente rappresenta una quota significativa delle vendite per il settore dell’alto di gamma. E sulla competizione commerciale a colpi di tariffe la posizione di Fondazione Altagamma è allineata al coro unanime di tutto il made in Italy: una guerra dei dazi non conviene a nessuno. «Una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti rischia di danneggiare tutti i settori del Made in Italy, penalizzando gravemente le imprese e i lavoratori italiani». Infatti gli effetti secondari di tariffe eventualmente più alte sarebbero: minor crescita economica, inflazione più alta e soprattutto indebolimento della fiducia dei consumatori. Con quest’ultimo fattore che caratterizza proprio il settore dell’alto di gamma, dove la percezione dell’esperienza di acquisto fa tutta la differenza del mondo.