Economia
Dazi, a Palazzo Chigi gli incontri con le categorie
Di Giuliana Mastri
A Palazzo Chigi si è aperto il confronto tra il governo e le categorie economiche sul tema dei dazi, come annunciato, con una serie di incontri. Da una parte la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, affiancata dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini (quest’ultimo collegato in video), insieme ai ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Tommaso Foti, Francesco Lollobrigida e ai sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Dall’altra, una schiera di rappresentanti: Confindustria con Emanuele Orsini, Ice con Matteo Zoppas, la Camera nazionale Moda italiana guidata da Carlo Capasa, poi le PMI, le associazioni dell’agroalimentare, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti.
L’intento è tracciare una strada: capire l’impatto sui settori più vulnerabili e definire una linea d’azione per sostenerli. Il tutto a poche ore da un vertice tra Meloni, i vicepremier e i ministri chiave, dedicato a valutare le ricadute sull’economia italiana di questa stretta commerciale.
Il Governo si è già riunito ieri per valutare come affrontare la crisi e ne è emersa la volontà di trattare, unitamente al sostegno ai settori che saranno più colpiti con l’utilizzo di fondi derivanti dal Pnrr, quantificati in circa 6 miliardi (fino a un massimo di 10). La linea di Meloni sembra essere in primis quella della trattativa bilaterale, da non mettere in secondo piano rispetto alle decisioni collegiali che prenderà l’Unione Europea. La Premier vedrà Trump il 17 Aprile e, sebbene sia stato sottolineato che la politica sul commercio internazionale è oggi appannaggio dell’Ue, sarà opportuno valutare bene gli specifici interessi e le singole situazioni. Ad ogni modo, oggi pomeriggio i rappresentanti delle associazioni datoriali hanno chiesto interventi corali che facciano valere il peso dell’istituzione europea.
Marco Granelli, presidente di Confartigianato, non usa mezzi termini: «Bisogna prevenire il rischio di una pandemia economica scatenata dai dazi Usa. L’Unione europea deve muoversi, e subito, senza perdersi in lungaggini burocratiche». I numeri che porta al tavolo sono pesanti: «Le nuove tariffe potrebbero tagliare 11 miliardi al nostro export verso gli Usa, che vale 64,8 miliardi, con 33mila posti di lavoro a rischio nelle imprese esportatrici. Le micro e piccole aziende, con 17,9 miliardi di vendite oltreoceano, potrebbero perdere 13mila occupati. È un’onda che può travolgere tutto, servono misure straordinarie».
Confesercenti, dal canto suo, allarga lo sguardo: «Il terremoto dei dazi non si ferma alle esportazioni. La guerra commerciale Usa-Ue può colpire anche il mercato interno, con una crescita dei consumi familiari ridotta di 11,9 miliardi in due anni», stima l’associazione insieme al Cer. E ancora: «Il Pil quest’anno rischia di stagnare vicino allo zero, mentre i mercati azionari preoccupano». I calcoli parlano chiaro: «Nel 2025 i consumi cresceranno di 2,1 miliardi in meno, nel 2026 di 9,8 miliardi in meno, per un totale di 11,9 miliardi». Non solo: «Il turismo è un altro fronte caldo. Gli americani, pur essendo solo il 4,8% dei visitatori, spendono tanto, portando 6,5 miliardi l’anno. Serve supporto all’export, certo, ma senza trascurare consumi e mercato interno», sottolinea la presidente Patrizia De Luise. «I dazi non devono spezzare la fragile ripresa del potere d’acquisto delle famiglie».
Confcommercio, invece, punta sulla diplomazia commerciale: «Va scongiurata una guerra commerciale, ci vuole un negoziato Ue e un sostegno alla competitività», dice il vicepresidente Riccardo Garosci. I settori più esposti? «Manifattura, agroalimentare, trasporti, logistica, turismo: tutti a rischio in un’economia già debole. L’Europa deve agire con decisione». La proposta è articolata: «Serve un dialogo con gli Usa che consideri anche il loro vantaggio nei servizi, tecnologici e finanziari. E poi nuovi accordi di libero scambio con India, Golfo, Australia, Indonesia, Malesia, la ratifica del Mercosur, un rilancio dei negoziati con la Cina e un rafforzamento del multilateralismo tramite l’Organizzazione mondiale del Commercio. Sul fronte trasporti, stop al meccanismo Ets delle emissioni, no ai dazi marittimi Usa e un piano per la cantieristica europea». Una visione ambiziosa, per non lasciare le imprese al loro destino.
