Economia
Swift e Coldplay, stadi pieni a prezzi folli. Benvenuti nella Concert Economy
Di Giuliana Mastri
Dopo il periodo pandemico tutti si aspettavano una ripresa. Invece è stata una vera esplosione. La musica dal vivo raduna oggi folle sterminate, disposte a spendere parecchio per i biglietti (in media certamente di più di 15 anni fa). Chi fa affari ha capito l’accresciuta redditività dell’ambito e quindi l’obiettivo diventa sempre più spesso riempire i grandi stadi. Si genera un indotto considerevole, che porta soldi anche a città più piccole e gli artisti sono molto propensi a spendersi in lunghi e impegnativi tour, anche per compensare la maggiore difficoltà di fare introiti attraverso la musica diffusa in streaming. Ma oggi la concert economy sta divenendo tale da determinare impatti diretti su inflazione e ambiente. Fattori che dovranno essere gestiti. L’Italia non è esente dalle rinate opulenze dello spettacolo. Possiamo prendere ad esempio due dei maggiori interpreti del mercato musicale che sono passati e passano per la penisola in questi giorni: una è l’indiscussa dominatrice, Taylor Swift, l’altro è un gruppo che negli anni si è guadagnato una posizione da assoluto protagonista a livello globale, i Coldplay.
La cantante nata in Pennsylvania ha suonato allo stadio San Siro il 13 e 14 luglio. Secondo Confcommercio Milano la stima è di 176,6 milioni di euro, la cifra è comprensiva di tutte le altre spese che gli spettatori del concerto hanno fatto registrare all’interno di Milano.
I Coldplay, che suonano all’Olimpico oggi e domani, ma vi si sono già esibiti il 12 e 13 luglio, quanto porteranno nelle tasche degli italiani? Un calcolo si può fare prendendo a modello i numeri e le date del 2023 in Italia, dato che la quantità di concerti è simile e i prezzi dei biglietti assimilabili. La band capitanata da Chris Martin nel giugno 2023 ebbe 6 tappe tra Napoli e Milano, i biglietti costavano fra i 57,50 euro del sesto settore numerato e i 172,50 euro del primo settore, per un prezzo medio di 115 euro. Considerando il prezzo al botteghino più gli altri costi (viaggio, parcheggio, alloggio, pasti, merchandising, bevande, snack), premesso che lo stadio di San Siro ha una capienza di 75.817 posti e quello Maradona di 54.726, i partecipanti totali alle 6 tappe sono stati 370.538. «Ognuno di loro ha speso indicativamente 1.437,5 euro» (riporta il sito Wall Street Italia), per cui possiamo stimare un impatto economico complessivo per l’Italia del tour dei Coldplay di circa 532.648.375 euro.
Ma non sono solo i big del pop a far girare l’economia. In Italia d’estate vanno in scena festival, spesso focalizzati su generi, che si ripetono da anni e hanno successi di pubblico garantiti. Si pensi a Umbria Jazz ma anche Rock in Roma, Firenze Rocks, Lucca Blues Festival, dove si ospitano artisti non proprio di massa, ad ogni modo assai seguiti. Rock in Roma quest’anno offre i concerti di molti autori affermati e sta confermando i risultati di pubblico. Se 10 anni fa gli organizzatori dichiararono di aver messo su un giro d’affari di 8-9 milioni, non dubitiamo che l’impatto si sia consolidato.
Dicevamo delle odierne ripercussioni macroeconomiche dei grandi eventi. Si è parlato del dato sull’inflazione che non solo Taylor Swift, ma anche Beyoncé, ha fatto misurare. Secondo Danske Bank i concerti dell’ex leader delle Destiny’s Child a Stoccolma nel 2023 hanno provocato una spinta inflattiva dello 0,2%.
Già nel 2017 il rapporto “Le ricadute degli eventi culturali e di spettacolo”, stilato da Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica) e Confcommercio, attribuiva tre effetti ai grandi eventi:
- Nuovi servizi per la collettività: ogni evento attrae investimenti e favorisce il completamento di infrastrutture e servizi per la collettività;
- effetto moltiplicatore: ogni euro investito per ristrutturazioni e costruzione di nuove opere mobilita circa 1,4 euro di risorse nel sistema economico, in grado di contribuire all’aumento del Pil;
- effetto di dispersione: le risorse attivate dall’investimento hard si diffondono su un territorio molto ampio (extraregionale e addirittura nazionale), mentre solo l’effetto derivante dalla spesa dei visitatori rimane più localizzato.
Ci sono poi i dati Siae del 2022. In quell’anno si tennero oltre 24.000 spettacoli, attirando oltre 13 milioni di persone con una spesa complessiva di oltre 450 milioni di euro.
Oggi esiste un fondo di investimento dedicato al settore spettacolo, lanciato da una società del campo finanziario denominata “EICO Funds Sicav”. Il fondatore e direttore è Eugenio Allora Abbondi. Secondo lui il valore del mercato dal 2022 è sicuramente salito. Allora Abbondi ha spiegato sulla testata InsideOver: «Siae incassa circa il 10%, un valore molto importante che al netto della sua commissione ridistribuisce ad autori ed editori, garantendo quindi notevoli benefici ai detentori dei diritti. Se poi guardiamo al resto del mondo, il mercato (mondiale ndr) ha raggiunto un volume d’affari di oltre 26 miliardi di euro».
Non ci sono dubbi, la concert economy è rosea e ha futuro; ne siamo tutti un po’ lieti perché si occupa di qualcosa che piace e diverte, spesso anche associata al periodo vacanziero. Tuttavia bisogna saperla vedere nei suoi lati distorti. Ovvero nella speculazione dei prezzi, ad esempio quelli degli alberghi, ma anche degli stessi biglietti e del merchandising legato all’artista. I costi riflettono il reale valore dell’esperienza o è tutto gonfiato? La risposta è chiaramente soggettiva, ma fino a un certo punto.
Come scrive Reuters, anche se in molti paesi i tassi di inflazione sono diminuiti, i prezzi dei biglietti per i concerti sono rimasti elevati. I prezzi dei biglietti per il tour di Swift, ad esempio, erano particolarmente alti su siti di rivendita come Stubhub. Inoltre, su siti come Ticketmaster, le persone hanno avuto difficoltà a ottenere i biglietti; come ha detto a Reuters uno spettatore del concerto, alcuni fan hanno creato più account Ticketmaster e hanno speso migliaia di dollari solo per ottenere i biglietti. Per lui, e per molti, ne sono valsi la pena, in parte perché la pandemia ha lasciato le persone con una domanda superiore al normale per questo tipo di esperienze.