C’è grande attenzione sul settore immobiliare europeo, dopo il recente tracollo in Svezia dei prezzi delle case e gli alert della Banca centrale europea sul tema. Il paese scandinavo è l’osservato speciale per capire se il recente crollo del settore, è un caso isolato, o il rallentamento può diffondersi in tutto il continente europeo.
I numeri svedesi però sono considerevoli, nel solo 2022 i prezzi delle case sono crollati del 15% dopo un rally più che decennale. Ma la Svezia potrebbe non essere l’unica in difficoltà, infatti secondo Eurostat nel quarto trimestre del 2022 si registra in Europa il primo calo dei prezzi delle case (su base trimestrale) dal 2015. È vero che la diminuzione dei prezzi si è verificata solo in 15 dei 27 paesi dell’UE, ma i segnali non sono incoraggianti.
Dopo il “whatever it takes” di Draghi, i prezzi del real estate avevano registrato un costante aumento dovuto ai bassi tassi di interesse. Ma adesso che i tassi sono in aumento costante e veloce, i prezzi e le compravendite ne possono risentire in maniera molto importane nel continente.
Nei cosiddetti Paesi “nordics” e dell’Europa orientale la maggioranza dei mutui è a tasso variabile, pertanto l’impatto della risalita dei tassi di interesse può essere molto pericoloso. Con riflessi importanti anche sulle banche che hanno concesso gli stessi finanziamenti.
L’Italia in questa fase sembra meno esposta rispetto ai Paesi scandinavi; infatti, nella penisola i prezzi sono saliti mediamente meno rispetto ad altre realtà continentali. Al momento la maggioranza degli operatori italiani non segnala crolli nelle compravendite (anche se in diminuzione) e, di conseguenza, un calo delle valutazioni degli immobili. È ancora da capire quanto peserà nei prossimi mesi, su famiglie ed imprese l’aumento del prezzo dei mutui e dei finanziamenti, oltretutto rimane aperta la questione della transizione green e l’impatto sulle tasche degli italiani.