Economia

Criptovalute, quale futuro? Perché interessano tanto a Trump

21
Marzo 2025
Di Giampiero Cinelli

Boom di criptovalute in Italia. Alla fine del 2024 il valore delle valute virtuali in mano agli italiani è salito del 34% a 2,6 miliardi, dopo le contrazioni registrate nel secondo e terzo trimestre dell’anno. Quanto emerge dall’analisi dei flussi trimestrali inviati all’Oam, l’Organismo agenti e mediatori. Il valore medio dei bitcoin detenuti dai clienti è pari a 1.634 euro. L’impennata si deve all’andamento degli asset digitali sul mercato internazionale, influenzato dalle aspettative sulla presidenza Trump.

La mossa del Presidente
Il capo della Casa Bianca ha promesso di fare degli Stati Uniti la «capitale delle criptovalute del pianeta» e di accumulare una riserva nazionale di bitcoin. Le criptovalute godono ora di ottima fama ed è evidente come l’amministrazione Trump sia in questo momento decisa a incrementarne la fiducia. Il 6 marzo, il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo per la creazione di una “Riserva strategica di Bitcoin” e di un “Deposito di asset digitali degli Stati Uniti”. Perché dunque tutta questa enfasi sulle monete virtuali?

Le attività di Musk
Una prima risposta che ci si potrebbe dare, ha a che fare con l’attrazione del tycoon per gli affari, lui che negli ultimi anni ha sponsorizzato alcune cripto, e adesso che si è affidato a Elon Musk per la gestione della pubblica amministrazione, potrebbe essere intenzionato a ricompensare. Siccome Musk è il titolare di Dogecoin, la criptovaluta decentralizzata per pagamenti istantanei lanciata nel 2013 come alternativa al Bitcoin.

Dentro Washington e ben oltre
Il valore di Dogecoin è aumentato di quasi il 20%, registrando uno degli incrementi più significativi nel periodo post-elettorale, subito dopo l’annuncio sulla nascita del Dipartimento per l’efficienza governativa, denominato «Doge», guidato appunto da Musk. Eppure un punto di vista che guardi solo agli interessi individuali potrebbe non arrivare lontano. Molto probabile infatti che gli asset criptovalutari stiano entrando sempre più nei piani delle grandi potenze come veri e propri strumenti di politica monetaria. Non nel senso – come propalato dagli appassionati di mondo tech e digitale – che rimodelleranno completamente il sistema monetario globale e degli Stati, ma anzi che possano servire a regolare i cambi valutari e la disponibilità di valuta sul mercato internazionale.

Le prospettive delle cripto
Un proposito del genere risulta rischioso se attuato attraverso un prodotto, quello delle criptovalute, di per sé instabile e non legato a un’istituzione finanziaria ufficiale (banche centrali, banche internazionali, fondi monetari), ma bisogna pensare che attualmente esistono oltre a Bitcoin, Ethereum etc, anche criptovalute legate direttamente all’andamento delle monete a corso legale come il dollaro, e che sia la Fed che la Bce, stanno già lavorando a progetti di digitalizzazione delle monete. Insomma le criptovalute potrebbero diventare, nel futuro, qualcosa non così distante da strumenti a portata del portafoglio virtuale di ognuno. Quindi incanalate in strategie finanziarie pubbliche e trasparenti.

Quali applicazioni
Se non ne vediamo ancora i potenziali vantaggi, pensiamo alla necessità, espressa da Washington, di avere una moneta più debole per recuperare competitività sul commercio e ridurre gli squilibri. La concorrenza che le criptovalute farebbero ai tradizionali indici di borsa, forse, anche questo è da analizzare, alleggerirebbe il dollaro. Oppure, non è affatto da escludere che la trazione esercitata dalle cripto, gioverebbe alle riserve valutarie e ai settori finanziari delle principali nazioni, preservando (nel caso degli Stati Uniti) o rafforzando la posizione della propria moneta quale divisa di riserva e di scambio internazionale. Al momento è ancora chiaramente il dollaro la moneta di riserva a livello globale ma il suo status è apertamente sfidato dai Brics e dai Paesi non occidentali che non ne accettano il predominio.

La politica ora fa sul serio
Tale logica, può essere perseguita se ovviamente le istituzioni statali riusciranno sempre più a normare e a controllare il mondo delle criptovalute, per adesso un mondo non abbastanza trasparente: chi emette le criptovalute? In base a quali criteri decide di farlo? Quanto è utile un modello in cui è la scarsità della risorsa che può rafforzarne il valore, con l’interesse a strozzare l’offerta in certe fasi? Ma appunto non dovremmo stupirci se si entrerà nella stagione in cui i governi si ammorbidiranno sulla battaglia legale agli attori delle cripto, cercando però di manovrare politicamente il fenomeno con maggior forza. La partita è tutta da giocare e se i principali sfidanti stanno oltreoceano, possiamo confidare nella salienza dello scenario.