Economia
Cresce l’Italia dei brevetti, la pandemia ha prodotto un’impennata di creatività
Di Barbara Pandolfi
Sarà stato il più tempo a disposizione, sarà stato l’isolamento che ha stimolato la creatività. O forse la nuova condizione che ha fatto nascere nuove esigenze e, di conseguenza, nuove soluzioni. Oppure la ventata di innovazione che ha attraversato il paese in lungo e in largo. Fatto sta che la pandemia ha prodotto un’impennata dei brevetti, invenzioni messe a punto da società o persone fisiche per rispondere in modo tecnologico ed efficace ai nuovi bisogni della collettività o per rendere più efficace un servizio o un’attività. Una notizia che rappresenta una speranza per l’economia nazionale.
I NUMERI
Sono 4.465 le domande di brevetto italiane pubblicate dall’European Patent Office (EPO) nel 2020, secondo l’analisi effettuata da Unioncamere-Dintec, il 5,3% in più dell’anno precedente. Dal 2008 le invenzioni italiane protette a livello europeo sono state quasi 52mila e per quasi l’80% si devono a soggetti (imprese, enti di ricerca e persone fisiche) residenti nelle regioni settentrionali. «I dati sui brevetti italiani in Europa – sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – dimostrano che il nostro paese ha una capacità di innovazione importante non solo nei settori ad alta intensità di conoscenza ma anche in quelli tipici dell’Italian style». I campi delle “necessità umane” e delle “tecniche industriali e trasporti” assorbono più della metà della capacità innovativa made in Italy. Nel primo rientrano i brevetti relativi ad ambiti diversi di attività: dall’agricoltura all’abbigliamento, passando per il tabacco e lo sport; il secondo ha a che fare, invece, con le tecnologie della manifattura e dell’automotive.
I SETTORI
Rispetto al 2019, gli incrementi maggiori riguardano soprattutto alcuni settori che rendono l’Italia famosa nel mondo: +53% per le innovazioni riguardanti i prodotti tessili e la carta (passati da 75 a 114) e +10%, appunto, per le “necessità umane” (935 i brevetti pubblicati nel 2019, 1.033 quelli del 2020). Un brevetto su 5 di quelli pubblicati dall’EPO nel 2020 si riferisce alle KET (Key Enabling Technologies), le tecnologie che la Commissione europea ha definito abilitanti a tutti gli effetti. Tra le 6 categorie delle KET (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro-elettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata), la manifattura avanzata, quella cioè che si riferisce all’automazione e ai robot, fa ulteriori passi avanti: nel 2020 in questo campo sono 53 le domande di brevetti in più, per complessive 670 pubblicate. Va bene anche la fotonica, utilizzata per la trasmissione dei dati all’interno delle fibre ottiche, che registra 25 brevetti in più rispetto all’anno precedente, per complessive 74 invenzioni pubblicate dall’EPO nel 2020. Con 1.506 domande, la Lombardia è la regione in cui più si concentra la capacità innovativa italiana; seguono l’Emilia Romagna (con 703 domande), il Veneto (con 596) ed il Piemonte (480). Milano, Torino, Bologna, Roma e Treviso sono invece le province che hanno presentato il maggior numero di richieste.
IL CASO BRESCIA
Degna di nota la Leonessa d’Italia, la città di Brescia. È la settima provincia italiana per numero di brevetti a livello europeo depositati nel 2020. Nonostante la pandemia, segna un incremento di sette unità sul 2019, attestandosi come la provincia dove, in proporzione, si è concentrato il maggiore incremento di inventiva. “Rispetto al 2019 – scrive il quotidiano Brescia Oggi – gli incrementi maggiori riguardano alcuni settori che rendono l’Italia famosa nel mondo: +53% per le innovazioni dei prodotti tessili e la carta, +10% per le necessità umane”.